Coronavirus, famiglie spiazzate. Guida di sopravvivenza, dai bambini all'amore

Coronavirus, con #iorestoacasa famiglie spiazzate. Guida di sopravvivenza, dai bambini all'amore
di Lorena Loiacono
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Giovedì 12 Marzo 2020, 13:44 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 10:58

#iorestoacasa: un'occasione per ritrovarsi in famiglia ma anche, inutile negarlo, il momento di fare i conti con le paure, la noia e i problemi irrisolti. Fabrizio Fanella, direttore sanitario del centro La Promessa di Roma, psicoterapeuta esperto in disagio e fragilità, perché trascorrere le giornate in casa può far paura?
«Siamo abituati a fare una vita molto attiva: il fatto di dover stare chiusi in casa, se non per quelle due o tre ipotesi di uscita, inevitabilmente spaventa».

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Paura di cosa?
«Un simile cambio di abitudini comporta uno stress psicologico notevole: non poter uscire inibisce la vita sociale. L' individuo rischia di andare in uno stato di depressione, quel senso di impossibilità di agire è nocivo, in generale, per tutti perché dà un senso di frustrazione e noia. Si riflette in uno stato depressivo dell’umore».
In una famiglia, improvvisamente, si ritrovano tutti insieme: adulti che lavorano e ragazzi lontani da scuola. Che succede?
«Andiamo per ordine: gli adulti chiusi in casa, e magari continuano a lavorare, rischiano di cadere nell'ansia e nella depressione dell’umore. Emozioni che potrebbero degenerare anche nell'aggressività all’interno della famiglia con litigi e tensioni che aumentano».

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Coppie a rischio?
«Le coppie vivono un contatto e una presenza costanti che spesso non hanno. In questa fase chi vive un buon rapporto di coppia starà a suo agio, a parte i normali litigi, chi invece ha dei problemi di coppia irrisolti li vedrà emergere. Non manca l'occasione per litigare e quindi è il momento di affrontare le questioni irrisolte. In generale le coppie hanno una maggiore intimità, che spesso manca perché manca il tempo, e in questo momento potranno viverla».
Come gestire la giornata in casa?
«Gli adulti devono cercare di restare in casa, anche lavorando con lo smart working, colmando quei vuoti lasciati in un angolo per tanto tempo».

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Ad esempio?
«Sia in senso pratico che personale. In senso pratico direi di portare avanti tutte quelle cose per le quali non c'è mai tempo: lavare e sistemare la casa, mettere in ordine gli spazi, portare avanti piccoli lavoretti di bricolage. Sono tutte attività che aiutano molto a scaricare l'ansia e a passare il tempo in maniera propositiva».
In senso personale?
«Consiglio di trascorrere le ore con la famiglia, colmando magari un dialogo impoverito dal tempo, di leggere di più visto che aiuta anche a ritrovare la propria privacy in casa, e di riflettere meglio su se stessi. Potrebbe essere un'occasione per pensare e indagare il proprio stato emotivo che a volte manca e per affrontare problematiche sempre rimandate. Adesso è il momento di affrontare quel “poi ne parleremo».

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Anche per i bambini è dura stare in casa.
«Sì, probabilmente rientrano nella parte più delicata della famiglia perché si annoiano più facilmente. Si rischia di vederli passare le giornate davanti alla tv e questo può davvero far male».
Come aiutare i bimbi a divertirsi, restando in casa?
«Con colori, pastelli e creta per fare creazioni artistiche: anche se vengono “brutte” sono sempre creative. I bambini in questo modo passano le ore e si divertono trascorrendo le giornate tra acquerelli, tempere, pongo e creta ma anche cucinando con mamma e papà, preparando dolci fatti in casa». 

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Da evitare la tv, quindi?
«Qualche ora di cartoni non fa male, soprattutto se diluite nella giornata. Anche la tv rientra nelle vecchie abitudini e non può sparire all'improvviso».
Per gli adolescenti invece?
«Proverei a stimolarli a studiare di più, a ripetere i compiti e contattare gli insegnanti chiedendo esercizi o approfondimenti. Studieranno in una nuova veste, anche attraverso le videoconferenze, e questo potrebbe incuriosirli. Ci sono poi in tv molti canali tematici interessanti, che offrono trasmissioni didattiche».

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I giochi online?
«Inevitabilmente passeranno del tempo con la Playstation e simili, lo fanno sempre. Ma attenzione a non degenerare in un gioco compulsivo. Meglio limitare a un’oretta al giorno».
I nonni chiusi in casa, come passeranno le giornate?
«Forse gli anziani soffrono meno degli altri, se già abituati a stare in casa. In questo caso la vita non cambia di molto: gli mancherà di certo fare due passi».
Rischiano di sentire la solitudine
«Purtroppo sì. Non solo, gli anziani hanno molta paura di morire, sentono che questo virus attacca le persone di una certa età. Se i nonni vivono soli non bisogna fargli sentire la distanza: devono essere aiutati in questo anche attraverso il telefono o, chi sa farlo, anche con le videochiamate. Rientrano nelle fasce più a rischio, ma non sono i soli».

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Chi rischia di più di soffrire la solitudine?
«Mi riferisco alla fascia di persone più fragili, più sensibili, quelle ad esempio alle prese con forme di dipendenza».
Dottore, lei è membro dell’Osservatorio regionale per il gioco d’azzardo patologico per la Regione Lazio, che cosa accade a chi soffre di disturbi compulsivi?
«Pensiamo a chi ha dipendenze o problemi alimentari: per esempio a chi beve in maniera eccessiva. Potrebbe aumentare il consumo, cercando di ammortizzare queste sensazioni di paura o noia. Abbiamo già notato un aumento di ricadute nei nostri pazienti. Potrebbe peggiorare il quadro clinico anche nel gioco d’azzardo: si tratta di comportamenti legati alla noia, alla solitudine e alla depressione. Il paziente che soffre di dipendenza cerca uno spazio dove non sente nulla, dove sentirsi protetto da rumori o dai problemi esterni».
 

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