Coronavirus, i metalmeccanici: stop alle fabbriche, vanno sanificate. Riders in rivolta

Coronavirus, tensione nelle fabbriche al nord: primi scioperi spontanei
4 Minuti di Lettura
Giovedì 12 Marzo 2020, 13:29 - Ultimo aggiornamento: 15:44

Scioperi nelle fabbriche al Nord dopo il nuovo Dpcm sul coronavirus che tuttavia non obbliga la chiusura di molte attività produttive. Nelle provincie di Asti, Vercelli e Cuneo sono in corso fermate e scioperi nelle fabbriche con adesioni altissime, fa sapere la Fiom Cgil del Piemonte, che si riferisce a Mtm, Ikk, Dierre, Trivium. Stop anche nel Bresciano.

Coronavirus Italia, posso andare a fare sport all’aperto? Cosa dice il decreto


Metalmeccanici chiedono stop fabbriche. Fim, Fiom, Uilm ritengono necessaria una momentanea fermata di tutte le imprese metalmeccaniche, «a prescindere dal contratto utilizzato, fino a domenica 22 marzo, al fine di sanificare, mettere in sicurezza e riorganizzare tutti i luoghi di lavoro». È quanto chiedono i sindacati metalmeccanici in una nota congiunta, sottolineando: «I lavoratori sono giustamente spaventati».

Lagarde su Coronavirus: sosterremo famiglie e imprese 

«Nelle fabbriche si stanno determinando confusione e panico anche perché si registrano i primi casi di contagio che, in alcuni casi, non vengono resi pubblici dalle aziende», dice la segretaria generale della Fiom Cgil Piemonte De Martino. Matteo Salvini attacca il governo: «Gli operai sono in rivolta. L'impressione è che ci siano lavoratori di seria A e di serie B».

Mattinata di scioperi spontanei in alcune fabbriche di Brescia che non hanno chiuso la produzione, con gli operai che chiedono maggiori tutele dal punto di vista sanitario alla luce dell'emergenza da Coronavirus. «Non siamo carne da macello» é stato detto dagli operai di alcune aziende della provincia che chiedono la sospensione dell'attività per 15 giorni. «Stiamo discutendo con le aziende per capire come affrontare questa situazione. Registriamo scioperi in quattro o cinque realtà» ha detto il segretario della Cgil di Brescia Francesco Bertoli.

 



«Ci sono aziende anche grandi che si sono fermate, mentre altre che per motivi di commesse legate a penali, sono in difficoltà e non possono sospendere la produzione. Il nostro obiettivo - aggiunge il segretario della Cgil di Brescia - è quello di riuscire ad ottenere quantomeno delle riduzioni di orario per garantire la sicurezza agli operai».

Riders in rivolta. Riteniamo la situazione molto grave e per noi fermare il contagio viene prima di qualsiasi altra cosa. Se distribuire cibo a casa diviene indispensabile, ci devono pensare lo Stato, la Protezione Civile e gli organi preposti. Noi ci fermiamo». È l'annuncio di ' Riders Union Bolognà, che riunisce parte dei fattorini impegnati nelle consegne a domicilio in città ed è uno dei primi tentativi in Italia di rappresentanza sindacale di questa professione.

«Abbiamo lavorato in questi giorni in preda alla paura, principalmente per piattaforme che non ci hanno fornito i dispositivi di sicurezza necessari», ricordano in un post pubblicato su Facebook. L'appello allo stop, dunque, dipende dal fatto che «le indicazioni di sicurezza fornite dal Governo non sono possibili da rispettare per le app del food delivery» e «non lo sono a maggior ragione da oggi quando abbiamo scoperto incredibilmente di trovarci davanti a un'irresponsabile liberalizzazione delle attività di consegna a domicilio»


«C'è forte pressione e tensione: ci sono aziende dove le condizioni minime di sicurezza sono difficilmente applicabili». A rimarcarlo il segretario regionale della Fiom dell'Emilia-Romagna, Samuele Lodi. Parlando con l'ANSA, Lodi sottolinea che «c'è molto malcontento da parte nostra, perché il Governo deve garantire le condizioni di sicurezza e di salute anche dentro le aziende». Durante la mattinata ci sono stati casi isolati di sciopero (come alla Bonfiglioli di Bologna o alla Gardner Denver di Parma), mentre in alcuni casi, come alla Dieci di Montecchio, nel Reggiano, la protesta è rientrata dopo un confronto con l'azienda. Lodi conferma la possibilità di mobilitazioni «laddove le aziende si dimostrino restie a garantire le condizioni di sicurezza». Una possibilità che sarà discussa nel pomeriggio in una riunione tra le Fiom regionali e la segreteria nazionale.



 

© RIPRODUZIONE RISERVATA