E l'Atalanta andando a vincere anche a Valencia per 4-3, riempiendo di grida di gioia un Mestalla desertificato dalla paura del virus che impone anche lì le porte chiuse (almeno finché resisteranno e continueranno a giocare...), scrive il suo nome nella storia del calcio: è la prima formazione all'esordio in Coppa Campioni ad approdare ai quarti di finale, che significa essere fra le prime otto squadre del Continente. Sarebbe stato assurdo pensarlo a ottobre, dopo le prime tre disastrose sconfitte: 0-4 a Zagabria; 1-2 a San Siro con lo Shakhtar; 1-5 a Manchester contro il City. Arrivederci e grazie, ci sentimmo di pensare e di dire. E invece no.
La favola, però, è ricavata nell'incubo Covid-19. Le grida di gioia dei gol interrompono le lacrime per i lutti dovuti all'epidemia. L'euforia fa a cazzotti con la depressione del corpifuoco dell'Italia zona rossa. Ma l'Atalanta c'è anche con la testa. Pronto il tweet subito dopo l'impresa di Valencia: cari tifosi non violate la consegna del restare a casa, non venite in aeroporto a festeggiarci. Troveremo il modi di farlo, quando si potrà. «Sto ricevendo messaggi da tutta Bergamo e dal mondo calcistico - ha dichiarato l'ad Luca Percassi -, sappiamo che valore ha il calcio in questi momenti così difficili come quelli che stiamo affrontando, con la consapevolezza che è un male che verrà sconfitto se tutti noi ci adoperiamo con comportamenti adeguati». Tifosi che a loro volta si sono dimostrati all'altezza dei loro beniamini, donando all'ospedale di Bergamo i rimborsi della trasferta di Valencia. Tanto di cappello a un club di provincia che oggi sembra grande come Los Angeles.
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