Mafia viterbese, il coronavirus non ferma la prima udienza del processo Erostrato

Il carcere di Viterbo
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Lunedì 9 Marzo 2020, 11:24 - Ultimo aggiornamento: 13:23
Il Coronavirus non ferma la prima udienza del processo Erostrato. Questa mattina inizia il procedimento a carico di Emanuele Erasmi, Manuel Pecci e Pavel Ionel, difesi rispettivamente da Giuliano Migliorati, Fausto Barili e Carlo Taormina e Michele Ranucci. Gli unici tre, arrestati il 25 gennaio 2019, a scegliere il rito ordinario.

E gli unici 3 a non essere ritenuti parte della banda mafiosa che per più di due anni ha messo a segno oltre 40 attentati incendiari e intimidatori. Quel 25 gennaio finirono agli arresti tutti i membri del sodalizio mafioso viterbese per cui i pm Giovanni Musarò e Fabrizio Tucci hanno chiesto, nonostante il rito abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena, complessivamente 135 anni di carcere.

Pecci, Erasmi e Ionel sono stati rinviati a giudizio dal gup di Roma per estorsione aggrava dal metodo mafioso perché avrebbe usufruito (Erasmi e Pecci) dell’aiuto del sodalizio per risolvere questioni professionali o avrebbero aiutato (Ionel) il gruppo a mettere a segno il colpo. I due piccoli imprenditori viterbesi nel settore dell’artigianato dell’estetica da ormai un mese sono liberi con l’unico obbligo di non lasciare la città.

Il processo è stato programmato all’interno di Mammagialla per dare all’unico detenuto, Pavel Ionel ristretto a Torino, la possibilità di partecipare attraverso la teleconferenza. 
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