Paola Pallottino: «Le illustratrici non hanno niente da invidiare agli illustratori»

Paola Pallottino (foto Zedda)
di Valentina Venturi
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Domenica 8 Marzo 2020, 09:25 - Ultimo aggiornamento: 09:37

L’illustrazione femminile attraverso i secoli. Un percorso ricco di sorprese che ha intrapreso Paola Pallottino già professore associato di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Macerata, illustratrice di fiabe per bambini, fondatrice a Ferrara del MIL, Museo dell’Illustrazione – Centro Studi sull’Immagine Riprodotta, che ha diretto dal 1992 al 2005 e paroliera per Lucio Dalla. Nel libro “Le figure per dirlo. Storia delle illustratrici Italiane” (Treccani 2019), Pallottino intraprende un viaggio visivo sulle tracce di grandi artiste che il nostro Paese ha spesso ingiustamente sottovalutato.

Esistono differenze tra illustratrici e illustratori?
«La risposta è: nessuna!».

Qual è il segreto delle donne?
«Di essere donne! Non sono antropologo, storico, medico, né psicologo: difficile dirlo visto che siamo donne, paura non abbiamo!».

Cosa ha scoperto realizzando il libro “Le figure per dirlo"?
«Questo lavoro mi ha svelato un universo che lavorava contro tutto e tutti. Le illustratrici erano emarginate due volte: prima come donne e poi perché attive in un ambito ritenuto minore come era erroneamente quello dell’illustrazione».

Chi l’ha colpita maggiormente?
«Emerge per la conoscenza specifica Bruna Moretti che sposò l’illustratore e pittore Filiberto Mateldi. Aveva un tratto meraviglioso, una grazia incredibile e era ricercatissima anche all’estero: tra i tanti ha lavorato per Harper’s Bazaar, Pierre Cardin apprezzava i suoi schizzi e organizza una mostra personale al suo Espace».

Quando è nata la passione per l’illustrazione?
«Dall’infanzia quando vivevo con i nonni che avevano una stanza adibita a biblioteca con tanti libri tra cui una serie di traduzioni dei "Viaggi" di Jules Verne, con le illustrazioni originali francesi. Erano incisioni suggestive, altre inquietanti ma mi appassionavano molto. Visto che non puoi fruirla tutta insieme, l’illustrazione è scandita pagina per pagina. Ho il ricordo nettissimo di me che rileggevo i libri nell’attesa dell’immagine che preferivo: continuavo a leggere fino a che non arrivava quella figura che mi piaceva tanto».

Mentre l’interesse per le figure al femminile?
«Ho sempre tenuto il piede sull’argano, quindi prima le donne e poi i bambini! Non mi posso definire una femminista doc perché ho sempre avuto frizioni con l’ufficialità. Per esempio il mio primo disco femminista “Donna circo” del 1974, scritto insieme all’amica Gianfranca Montedoro venne stampato con altri 33 giri ma non fu mai messo in commercio. Era una testimonianza delle donne normali con figli e la metafora sui numeri del circo parlava delle nostre difficoltà quotidiane. Mi sono sempre occupata del lavoro delle donne».

Il libro “Paola e Lucio – Pallottino, la donna che lanciò Dalla” di Massimo Iondini (edizioni La Fronda) racconta della sua esperienza come paroliera: per Dalla ha scritto otto testi tra cui “4 marzo 1943”, “Il gigante e la bambina” e “Anna Bellanna”. Che tipo era?
«Era assolutamente geniale».

È vero che ha conosciuto Aldo Palazzeschi?
«Alla tenera età di 81 anni quasi compiuti voglio fare come Andrea Pazienza - che era un genio come Michelangelo - , e scrivere un librino su “Gli uomini che mi hanno conosciuto”! Tra i primi posti c'è Aldo Palazzeschi che viveva all’ultimo piano del palazzo dove abitavo anch'io con la mia famiglia. A sedici anni lasciai sull’uscio di casa sua un rotolo di carta con delle poesie. Mi rispose con una lettera meravigliosa ma terrorizzante in cui mi parlava dei poeti, degli eroi e che ero destinata al successo».

 

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