Coronavirus, ora una task force europea contro le epidemie globali

Coronavirus, ora una task force europea contro le epidemie globali
di Elena Cattaneo*
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Domenica 8 Marzo 2020, 23:36
Mercoledì scorso è stata disposta la sospensione delle attività (...) didattiche nelle scuole di tutta Italia. Le ultime indicazioni sanitarie sconsigliano anche strette di mano, partecipazioni a convegni, manifestazioni pubbliche e ogni tipo di assembramento.

Oggi basta una parola sbagliata per scatenare il panico: l'ho sperimentato in prima persona nei giorni scorsi, quando, dopo il mio intervento in Senato sull'emergenza Coronavirus, ha cominciato a circolare un audio di tre minuti in cui mi si attribuivano delle affermazioni allarmanti, che in realtà non ho mai pronunciato. Notizie sbagliate, ma i timori di chi aveva fatto quell'audio erano veri e comprensibili. Nulla può darci la certezza assoluta che il Coronavirus non possa diventare più letale o contagioso, e si lavora per scongiurarlo; nulla ci garantisce che, quando le misure emergenziali scadranno, la situazione sarà tornata alla normalità. Resta vitale, ora, fare tutto il possibile per schiacciare la curva dei contagi, diluendo e distribuendo l'impatto delle persone severamente colpite dal virus nel tempo e nel territorio in modo che i nostri ospedali riescano a farsene carico.

Quello che ho imparato da una frequentazione ormai più che trentennale del metodo della scienza è che non serve a dare certezza del futuro, né a fornire garanzie di guarigione. Per questo, in tempo di pace, viene spesso sconfitto dalla ciarlataneria, sempre pronta a indicare, a caro prezzo, la soluzione immediata, la cura miracolosa, l'infallibile formula magica che accompagna il seducente approccio alternativo. Ma poi, in tempo di guerra, quando diventa lampante che il rischio zero nella nostra vita non esiste e il placebo non basta, quando il terreno sembra franarci sotto i piedi, ci accorgiamo di quanto la scienza, con le sue prove cercate, trovate, pubblicate, condivise e consolidate, sia la strada maestra per rapportarci con una realtà incerta e in continuo mutamento. Una realtà che fa quotidianamente i conti (matematici) con la nostra imperfezione e i nostri sistematici errori di valutazione, i pregiudizi o bias radicati nel nostro cervello, che per molti versi (le incette nei supermercati e le irragionevoli fughe dalla quarantena di questi giorni ce lo dimostrano ancora una volta) è rimasto lo stesso di quando vivevamo in bande di cacciatori-raccoglitori.

In questi giorni di emergenza sanitaria è fondamentale continuare ad affidarsi ai numeri e studiare quel che ancora non è chiaro. La scienza ha un metodo per farlo: possiamo studiare il fenomeno del contagio, ricostruire a ritroso l'origine, le specie animali da cui spesso tutto inizia, gli effetti, la cura e il vaccino. Con questi strumenti l'Unione europea potrebbe organizzare una task force permanente per essere pronta, con l'Oms, ad affrontare in futuro simili emergenze ottimizzando le procedure sanitarie e mettendo a punto tecnologie sempre migliori, funzionali a continuare le nostre attività evitando comportamenti sociali a noi profondamente connaturati, ma che diventano pericolosi in presenza di una patologia trasmessa col contatto umano. Per questi casi limite, occorrerà individuare procedure regolatorie veloci (fast track) per poter produrre e introdurre vaccini durante le epidemie che, in un mondo globalizzato, saranno probabilmente frequenti.

Oggi l'intero Paese sta facendo uno sforzo titanico osservato e apprezzato dalla comunità scientifica internazionale, anche grazie all'eccellenza della classe medica e del nostro Sistema sanitario nazionale. Ognuno di noi ha messo sul piatto la propria disponibilità a sacrificare ore di studio, di lavoro, di svago, di vita, occasioni di guadagno e di scambio in nome della salute di tutti. Bisogna riconoscere, ai cittadini e alle istituzioni, il senso di responsabilità e la serietà nell'adottare, rispettare e portare avanti con grande trasparenza, misure drastiche, accettando di sopportarne il peso per evitare che la situazione peggiori.

Mi commuove la resistenza di una sanità pubblica già molto provata e di quella sanità privata pronta a fare la sua parte in un momento così difficile. Mi commuove percepire come i cittadini guardino oggi alla scienza con rispetto, con grande fiducia nelle dichiarazioni e nelle indicazioni degli studiosi, basate su prove e dati; penso che questo dimostri come la più grande responsabilità della scienza, oggi come sempre, sia quella di rendere accessibile il sapere a quante più persone possibile, senza imprudenze e senza allarmismi, come ricordato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Nei prossimi giorni non potrò partecipare al funerale di un caro amico, nonostante tenessi molto a essere vicino alla sua famiglia. Un mio laureando discuterà la tesi via Skype e gioirà in casa propria, davanti a uno schermo, senza i suoi amici, i compagni di studio, i professori che l'hanno accompagnato con orgoglio a quel traguardo. Costretti da misure rigorose di tutela della salute pubblica a contenere o ad azzerare la nostra umana propensione alla socialità, ci accorgiamo oggi, improvvisamente, di quanto poco peso siamo abituati a darle. Molti virus sono odiosi perché minano gli aspetti più belli della natura umana come l'affetto, le carezze, gli abbracci e i baci. Abbiamo bisogno degli altri per dare valore e senso alla nostra vita individuale. Mi piace pensare alla scienza come uno sforzo globale per eliminare questi nemici e altre malattie che affliggono l'umanità, e dare libertà e opportunità a tutti.

Mi emoziona vedere un Paese unito nella difficoltà che mette in atto, pur tra molte incertezze, tutte le dolorose procedure necessarie, e che speriamo sufficienti, superando singoli interessi, fragilità e paure.
*Docente alla Statale di Milano e Senatrice a vita
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