La corsa al Premio Strega, specchio dell'Italia

La corsa al Premio Strega, specchio dell'Italia
di Francesco Musolino
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Giovedì 5 Marzo 2020, 14:59
Se dovessimo scegliere una manifestazione per raccontare l'Italia, la scelta ideale non sarebbe Sanremo ma il Premio Strega. Sì, la competizione letteraria più amata dagli autori che agognano la fatidica fascetta gialla ma il giorno dopo l'esclusione se la prendono con i fantomatici salotti romani. Che pur esistono, per carità.
Aspettando la dozzina ufficiale che verrà comunicata domenica 15, dopo gli annunci trionfali è già tempo di bilanci per la nuova edizione del Premio. Liberamente proposti da uno dei 400 Amici della Domenica, al via troviamo cinquantaquattro candidati, con 38 uomini (cui si aggiungono due co-autori) e 16 donne. Il comitato direttivo del premio riuscirà a riequilibrare le proporzioni e a scansare la prima querelle?

Passiamo ai candidati. Se Sandro Veronesi con Il Colibrì (La Nave di Teseo) sembrava veleggiare verso il bis dopo Caos Calmo, l'arrivo di Gianrico Carofiglio La misura del tempo, Einaudi - candidato da Sabino Cassese, complica le cose. 

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E dopo una lunga assenza, Feltrinelli - che di recente non aveva presentato Roberto Saviano torna in gara con il Ragazzo italiano di Gian Arturo Ferrari (candidato da Margaret Mazzantini), già direttore generale dal '97 al 2009 della divisione Libri Mondadori e presidente del Centro per il libro e la lettura dal 2010 al 2014.
Tornando in casa Einaudi, primatista con quattro candidature, la scrittrice napoletana Valeria Parrella viene candidata con Almarina da Nicola Lagioia, presidente del Salone del Libro di Torino mentre a Chiara Valerio - Il cuore non si vede giunge il sostegno del premio Pulitzer Jhumpa Lahiri. Siamo solo ai primi nomi ed è già chiaro che sarà arduo evitare la guerra di carta, evidenziando una esplicita e inevitabile rete di contatti fra autori di primissimo piano.

In tema di presentatori doc, Paolo Sorrentino sostiene Il ritratto di Ilaria Bernardini (Mondadori), Gipi (Momenti straordinari con applausi finti, Coconino Press) avrà al suo fianco Francesco Piccolo, Chiara Gamberale sostiene Errico Buonanno (Teresa sulla luna, Solferino) e Leonardo Luccone - agente letterario, traduttore, editor quella di Silvio Perrella per La casa mangia le parole, targato Ponte alle Grazie mentre Rizzoli scommette su Francesca Pansa patrocinata da Aurelio Picca.

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Le cinquantaquattro candidature che diverranno dodici il 15 marzo destano sensazione in un paese con un tasso di lettura molto basso, in cui si pubblicano oltre 70mila novità annue ma con le librerie al collasso; un paese in cui con appena dodici libri l'anno si è considerati lettori forti, i 400 amici della Domenica dovranno leggere tutto per designare la cinquina a giugno. Possibile? Certamente sì ma sembrano numeri slegati dal paese, un tripudio di candidature in libertà che cozza con la penuria di lettori normali.
E se ci incuriosisce evidenziare chi presenta chi, è pur vero che la fitta rete di autori in gara in prima fila o dietro le quinte - esplicita bene quell'effetto di disaffezione che sembra spingere una parte di lettori lontano dai giornali e dagli inserti cultura ahinoi - preferendogli il mondo amatoriale e anonimo delle community online come Goodreads. E anche questo è un tema su cui la cosiddetta industria culturale nostrana dovrebbe riflettere. 

Del resto, l'anno scorso, ad inizio giugno, al party fiorentino de La città dei lettori, un romanziere con il gusto della provocazione sfoggiava una t-shirt ironicamente agrodolce: «Non ho ancora votato!». Quella sera, con la cinquina in vista, sorseggiando uno spritz, era impossibile sottrarsi alla logica del conteggio voti. Ecco, l'idea che si possa intuire chi voterà cosa, alla lunga crea un clima sgradevole che tutti respirano ma di cui nessuno parla volentieri. E se questa libertà di candidatura, apparsa come una fresca rivoluzione equa, finirà per far allontanare i lettori, timorosi dinnanzi al caravanserraglio di nomi e sigle editoriali a colpi di fascette urlanti? 

Scorrendo quest'elenco di candidati, non è semplice orientarsi nemmeno per un addetto ai lavori affezionato a questo premio come chi scrive (che ha esordito con un romanzo di recente, mai in odore di candidatura al premio). D'altra parte, una singola candidatura ufficiale, emanata dalle case editrici, oggigiorno sarebbe un passo indietro imperdonabile. E allora, perché non prendere ispirazione dai premi internazionali? Una modesta proposta: forse è il tempo di accantonare la nostalgica idea della candidatura dell'Amico della Domenica, stabilendo di prendere in considerazione automaticamente tutti ma proprio tutti i libri pubblicati entro un certo termine per poi passare al comitato direttivo del premio la patata bollente? Di questo passo l'anno prossimo potremmo avere cento pretendenti e più. A quel punto, sarà un segnale di libertà o l'espressione entropica del nostro mondo editoriale?
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