L'Ue e le sue idee guida “In difesa dell'Europa decadente”

L'Ue e le sue idee guida “In difesa dell'Europa decadente”
di Carmine Castoro
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Martedì 22 Luglio 2014, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 22:52
Per capire meglio il senso dell’opera collettanea “In difesa dell’Europa decadente” che ricalca l’omonimo titolo del saggio storico di Raymond Aron, è forse preferibile dare subito un’occhiata ai passi presi da due degli interventi raccolti dal libro che appartengono a: Stefano Baietti, Ida Caracciolo, Gaia Catalani, Giuseppe Di Taranto, Marco Emanuele, Giuseppe Guarino, Maurizio Melani, Ferdinando Nelli Feroci, Giancarlo Pallavicini, Valentina Panetta, Mario Pendinelli, Paolo Savona, Vincenzo Scotti, Piergiorgio Valente .

Così si esprime Mario Pendinelli, già direttore de Il Mondo e de Il Messaggero, e ora professore presso la Link Campus University: “L’Unione Europea è nata come un patto di pace e di sviluppo tra i vincitori e i vinti della seconda guerra mondiale. Sullo sfondo della cosiddetta guerra fredda che divideva il mondo in due blocchi contrapposti l’Europa aveva riscoperto le radici comuni delle sue nazioni, in una parola: l’anima racchiusa nella sua cultura. Il mercato comune legava l’espansione economica alla riaffermazione di antiche virtù morali: il primato della persona, i diritti delle minoranze, la giustizia sociale, lo Stato di diritto. Il modello di sviluppo della prima Europa si ispirava ad un capitalismo etico: aperto e trasparente, senza monopoli, posizioni dominanti e illiberali. E il cosiddetto Welfare, dalla previdenza alla scuola, alla sanità pubblica, caratterizzava il modello europeo e garantiva la coesione sociale, giudicata indispensabile per vincere la sfida dei nuovi totalitarismi”.



Nella sua riflessione così ci “cattura” Marco Emanuele, studioso della complessità, grande amico e discepolo di Edgar Morin, e anch’egli docente di “Democrazia e Totalitarismi” presso la Link Campus University: “Se guardiamo alla storia del Vecchio Continente dal secondo dopoguerra ad oggi ci rendiamo conto di ciò che abbiamo perduto, personalità politiche e tecniche di prima grandezza che hanno lavorato insieme e con visione strategica per fare dell’Europa un grande laboratorio di convivenza e di pace e un “player” globale in termini di crescita e di sviluppo. Nel tracciare un cammino dell’Europa negli ultimi sessant’anni ci si rende conto dell’immenso lavoro svolto e, analizzando i contenuti dei documenti, risulta evidente lo spirito costruttivo, e visionario, con il quale grandi uomini di Stato, e grandi europei, hanno voluto e ottenuto risultati che sono passati alla storia. Non privilegiando le utopie ma, ancora colpiti dalle tragiche conseguenze dei totalitarismi, essi operarono con una logica profondamente politica e che definisco di ‘realismo progettuale’”.



Dunque, “anima” da un lato, e “realismo progettuale” dall’altro, come le vere cerniere, le coordinate imprescindibili, lo zeitgeist, lo “spirito del tempo” potremmo dire, attualissimo per far sì che l’Europa non sia più solo un agglomerato di paesi accorpato da logiche germanocentriche, da politiche di fortissimo rigore fiscale e da una pressoché totale assenza di valori condivisi che non siano le forme astratte della finanza e dell’economia liberale più spinta. La grande scommessa, insomma, che ci si trova di fronte, è riappropriarsi del pensiero dei padri fondatori di un’Europa che nasceva sullo sfondo di un aspro scenario, quello della Guerra Fredda, e che avrebbe dovuto portare a sviluppo, coscienza collettiva, solidarietà, lotta alle discriminazioni e ai focolai regionalisti in nome di una rinnovata idea di comunità allargata.



I ventisette milioni di disoccupati, le sacche di disagio sociale, i cieli attraversati da bombe e le terre dove si accumulano sangue e vendette, emarginazione e clandestinità, stanno lì a urlare un riscatto e un nuovo patto di unione per ridare luce e umanità a un patrimonio sociale, culturale, etnico che corre il rischio di diventare un grande ordigno pronto a esplodere, la spia di un’incomprensione violenta fra popoli che invocano etiche e progetti diversi, e forse per il momento drammaticamente inallineabili.



Sotto accusa soprattutto è la politica di austerità, elevata quasi ad una forma di dogma, che ha caratterizzato gli ultimi anni dell’Unione Europea; nel libro, al contempo, si documentano tutti i fallimenti di tale strategia e si avanzano proposte concrete per le riforme indispensabili a far sopravvivere l’Europa stessa. Un libro think-tank, dunque, agile e utile, per sentirci più cittadini continentali e del mondo di quanto ci percepiamo oggi.



AA.VV. “In difesa dell’Europa decadente” (Eurilink, pagg. 133, euro 16)