Coppa Italia scippata alla Capitale, Raggi in pressing: la finale resti a Roma

Coppa Italia scippata alla Capitale, Raggi in pressing: la finale resti a Roma
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 1 Marzo 2020, 15:35

ROMA Nel 150esimo anniversario da Capitale, Roma subisce a sorpresa lo scippo della finale di Coppa Italia. Evento carico di significati non solo sportivi, dato che dalla stagione 2007-2008 il torneo che assegna la coccarda tricolore è stato riformato e ribattezzato Coppa del Presidente della Repubblica. Da allora, dodici anni fa, si gioca sempre a Roma, perché appunto è la Capitale. Simbolo del Paese e palcoscenico privilegiato per le 78 squadre che battagliano dai primi di agosto, comprese le piccole di serie C e D, fino alla finalissima di maggio, che permette di fregiarsi della coccarda sulla maglia e regala anche l'accesso diretto ai gironi dell'Europa league.

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Stavolta però il match clou, trasmesso solitamente in diretta su Rai Uno, col capo dello Stato seduto in tribuna d'onore, sembra incredibilmente destinato a cambiare sede: lo ha deciso ieri la Lega di Serie A, quando ha stabilito che si recupereranno il 13 maggio le partite di campionato che salteranno oggi per l'emergenza coronavirus. La finale di Coppa, prevista proprio per il 13, slitta a sua volta al 20 maggio. E qui è nato il pasticcio: dal 17 maggio, subito dopo Lazio-Brescia, penultima di Serie A, l'Olimpico chiude i cancelli per i lavori di ammodernamento in vista degli Europei. La partita d'esordio del torneo continentale, che si disputerà proprio a Roma, è in calendario il 12 giugno. Risultato: la Capitale perde la Coppa, che a quanto pare dovrebbe traslocare al Nord, molto probabilmente a Milano, stadio San Siro. Il luogo sarà scelto dopo le semifinali della prossima settimana.

Il caso naturalmente è arrivato sulla scrivania di Virginia Raggi. Che ora si sta muovendo per trovare «una soluzione affinché la finale possa essere giocata a Roma». Già nelle prossime ore la sindaca contatterà i vertici di Coni, Lega e Figc per intavolare la trattativa. L'obiettivo è evitare il brusco trasloco della Coppa fuori dal Raccordo. Altre istituzioni locali, del resto, si sono mosse. E per partite dall'impatto simbolico molto meno marcato: per dire, il governatore del Friuli, Fedriga, si è battuto nei giorni scorsi per evitare Udinese-Fiorentina a porte chiuse, tutto per «permettere ai tifosi l'ingresso allo stadio senza restrizioni». Obiettivo poi raggiunto, in quel caso. Ora tocca evitare uno smacco alla Capitale.

IL REGOLAMENTO DI LEGA
La finale a Roma del resto non è solo tradizione (peraltro mutuata da quanto avveniva negli anni 70): lo prevede pure il regolamento della Lega di Serie A. All'articolo 3 comma 9 del testo approvato nel luglio 2018 - testo che regolamenta il torneo per le edizioni 2018-19, 2019-20 e 2020-21 - c'è scritto che gli organi federali hanno sì la facoltà di scegliere un'«altra sede», ma anche che «in linea di principio» la finale si svolge «in gara unica allo Stadio Olimpico di Roma». Insomma, è quella la casa naturale della competizione.

Lo pensa anche Raggi, che adesso prova a correre ai ripari. Anche l'opposizione, da destra a sinistra, difende la finale nell'Urbe. «La Coppa del Presidente non può non avere sede a Roma, la Raggi si muova per evitare un'altra ferita alla città», incalza Andrea De Priamo, capogruppo di FdI. «Se il 20 l'Olimpico non è disponibile - dice Giulio Pelonzi, capogruppo del Pd - si può anticipare la data, mi sembra che proprio in queste ore si è dimostrata una certa flessibilità: non si capisce perché, quando c'è la Capitale di mezzo, non si può avere lo stesso metro di giudizio».

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