Roma, il fallimento secondo Fonseca

Petrachi e Fonseca (foto Mancini)
di Romolo Buffoni
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Martedì 25 Febbraio 2020, 13:30 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 16:57

«Non arrivare quarti non sarebbe un fallimento». Così parlò Paulo Fonseca alla vigilia di Roma-Lecce ma, due giorni dopo il 4-0 rifilato ai pugliesi, quella frase fa ancora discutere. E' stata senza dubbio un'affermazione forte, inaccettabile sportivamente parlando. Perché non è riavviandosi il ciuffo nero sulla fronte che si possono cambiare le carte in tavola, che si può stravolgere la realtà dei fatti e mesi di dichiarazioni. La Roma, pur trovandosi nel famigerato "Anno Zero", aveva (e ha) come obiettivo stagionale quello di ritornare a giocare la Champions League e, quindi, piazzarsi in uno dei primo quattro posti disponibili (ormai solo il quarto...). Oppure riuscirci vincendo l'Europa League.

Perché allora Fonseca se n'è uscito così? E' ingenuo? E' impazzito schiacciato dal mostruoso "ambiente romano"? Nessuna delle due opzioni è valida, l'ultima l'ha scartata lo stesso portoghese quando una settimana fa, prima del match di andata contro il Gent, aveva respinto al mittente l'insinuazione: «Qui c'è la stessa pressione che esiste intorno a tutti gli altri grandi club». Evviva.

Né ingenuo, né pazzo, dunque. Ma soltanto uno stratega. Non è un mistero che, oggi e più che in passato, i tecnici "allenino" anche con le dichiarazioni rese alla stampa. Fonseca alla vigilia del match con il Lecce aveva a che fare con una squadra depressa, imapurita, incapace di giocare il calcio coraggioso che lui le chiede. Giocatori che guardavano in faccia più Pau Lopez che il portiere avversario. Gambe tremule, mente bloccata dalla perdita di autostima e convinzione. Allora Fonseca ha premuto il pulsante rosso: tranquilli ragazzi, qui non succede niente se non si arriva quarti. Si volta pagina e si guarda avanti.

Non doveva convincere né stampa, né tifosi il portoghese. Anzi, sapeva che si sarebbe beccato tante pernacchie facendo arricciare migliaia di nasi. Ma il "bersaglio" erano i suoi giocatori. Il patto è "io mi sono preso le palate di fango per questa dichiarazione, ma voi ora avete la schiena libera dal peso di dover dimostrare". Guarda un po'? Il giorno dopo la Roma ha travolto il Lecce sotto quattro gol, mettendo in mostra un gioco di nuovo accettabile, "osando" giocate che in questo periodo di crisi nera sembravano diventate impossibili.

Su Fonseca forse sarebbe meglio "sospendere" il giudizio. Troppi guai in questa stagione per poterlo giudicare. Infortuni lunghi e a raffica: ferale quello di Zaniolo attorno al quale la squadra aveva trovato i suoi equilibri. Equivoci tattici atavici e risolti con scelte incomprensibili: Florenzi, non visto terzino da Fonseca, "regalato" quattro mesi al Valencia e sostituito col ritorno di Bruno Peres...

Alibi di ferro. Ma bisognerà vedere la nuova proprietà (con relativi nuovi dirigenti) se deciderà di riconoscerglielo dandogli una seconda chance.

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