Lazio, la verità sta nel mezzo

Leiva, Luis Alberto e Marusic (foto Rosi)
di Alberto Abbate
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Venerdì 21 Febbraio 2020, 07:30
Da uomo scudo a uomo scudetto, nemmeno Leiva lo avrebbe mai detto: «Sono qui da tre anni, non pensavo onestamente che avremmo lottato per il titolo in così breve tempo, ma ho aiutato il Liverpool ad arrivare dove è adesso, voglio fare a Roma lo stesso». Chissà se Klopp si sia mai pentito di averlo scaricato, di sicuro ora fa il tifo per lui e per la Lazio. Da tutti riconosciuta come la squadra italiana (e non solo) più forte a centrocampo. La prima verità sta nel mezzo, Leiva è il segreto dell’equilibrio, il quarto difensore aggiunto della migliore retroguardia (21 gol subiti del campionato). E’ il leader esperto che mura ogni avversario e poi tranquillizza tutti col solo sguardo. E’ sua eccellenza che si sistema il ciuffo e poi ringhia ai nemici come uno scugnizzo. Guai a puntare la porta o a sfiorare un suo compagno, il buon Lucas si trasforma in randagio. Così chi diventa suo amico non smette a vita di ringraziarlo. Lui invece, a 33 anni, s’inchina al club che lo ha rilanciato e ringiovanito, con un sogno da realizzare 20 anni dopo: «La Lazio del 2000 è l’esempio da seguire, vogliamo ripetere quell’impresa per il tricolore. Anche se Inzaghi mi racconta che il contesto romano era ricco e totalmente diverso. A proposito, la gente per strada mi dice che il mio modo di giocare somiglia a quello di Almeyda quell’anno».
PARAGONI
Il ritorno a quel passato glorioso non sembra più un miraggio. E allora non sarà nemmeno un caso se qualcuno paragona Luis Alberto a Veron o Mancini, lo stesso Milinkovic a Stankovic. In realtà, le caratteristiche sono diverse, ma parliamo comunque di centrocampisti dal talento superiore, a prescindere dal risultato finale. La continua similitudine fa capire però come molti comincino a credere a una Lazio tricolore. Non saranno pure all’altezza dei titolari le riserve, Inter e Juve avranno anche una rosa complessivamente superiore, ma devono fare i conti con le Coppe. Inzaghi invece può studiare in un’intera settimana le sfide, gestire al massimo infortuni, energie e squalifiche. Domenica si è già vista la differenza di preparazione, a livello tattico Simone ha incastrato allo specchio (3-5-2) Conte e nascosto a sinistra (Jony) l’unico suo limite.
REPERTORIO
L’ex Antonio Nazionale era convinto che, bloccando Luis Alberto, s’arrestasse il gioco biancoceleste. In effetti, una volta era così il copione, ma Inzaghi ha preso altre misure. Ora può pure arretrare il genio spagnolo e rialzare Milinkovic in versione giocoliere. Dopo più di un anno passato sopratutto a combattere e sgomitare, Sergej ricorda ancora benissimo come tirare e dribblare. Lo ha dimostrato contro l’Inter e da giorni continua a sfoggiarlo spocchioso sui social, persino nelle scommesse di traverse colpite. Pretende 150mila “mi piace”, ma state sicuri che poi resterà umile. La Lazio a centrocampo ha tutto per vincere: fantasia, fisicità, qualità, altezza e Leiva a galoppare. Già, l’andatura imparata dai suoi cavalli nel ranch in Brasile: uno lo ha già chiamato Ciro, ne vuole un altro di nome Scudo.
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