Gianandrei Gaiani

Bombe di Haftar, Tripoli in fiamme. Ue: urgente superare “Sophia”

Bombe di Haftar, Tripoli in fiamme. Ue: urgente superare Sophia
di Gianandrei Gaiani
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Giovedì 20 Febbraio 2020, 00:51
La “morte” dell’agonizzante Operazione Sophia, sancita lunedì dal Consiglio degli Esteri dell’Unione Europea, non desterà molti rimpianti. Varata nell’estate del 2015 per «interrompere il modello di business» dei trafficanti di esseri umani di fatto si è limitata a contribuire a soccorrere migranti illegali e sbarcarli in Italia. Una criticità risolta l’anno scorso quando il governo giallo-verde, su iniziativa di Matteo Salvini, cambiò linea. 


Il governo italiano impose alle navi Ue di sbarcare nei propri porti nazionali i migranti soccorsi in mare: in pochi giorni tutti i partner ritirarono le proprie unità navali. Un tema ancor oggi di rilievo dal momento che la preoccupazione maggiore emersa nella discussione sulla nuova operazione navale, tesa a impedire violazioni dell’embargo decretato dall’Onu sulle forniture di armi ai contendenti libici, ha riguardato proprio il rischio che la flotta europea in navigazione a ridosso delle coste libiche possa incoraggiare a salpare barconi e gommoni.
Un rischio che Austria, Slovacchia e Ungheria hanno palesemente affermato di voler scongiurare ma che a quanto pare neppure gli altri Stati membri intendono correre.

Della nuova operazione si sa ben poco. Il comando, a differenza dell’Operazione Sophia, potrebbe non essere italiano come è stato precisato da un portavoce della Ue e l’operazione non sarà avviata prima della fine di marzo, quindi per ancora un mese e mezzo nessuno interverrà per fermare le violazioni dell’embargo. 
Da chiarire anche il numero di navi previsto (almeno una mezza dozzina) mentre i pattugliamenti sembra verranno concentrati di fronte alle coste della Libia Orientale, lontano quindi dalle spiagge della Tripolitania da cui salpano i migranti. Una decisione che certo tiene conto del fatto che lungo le coste sotto il controllo del generale Haftar (a est di Sirte) non hanno mai operato i trafficanti.

I porti da tenere sotto controllo sono almeno una mezza dozzina in Cirenaica per le forze di Haftar e quelli di Misurata e Tripoli per le milizie fedeli la Governo di accordo nazionale (Gna) di Fayez al-Sarraj.
In teoria si possono intercettare i mercantili diretti in Tripolitania anche mantenendo la flotta Ue lontana dai suoi porti ma sarebbe molto più difficile e dispendioso richiedendo il controllo di spazi marittimi molto ampi e inoltre il controllo dei carichi dovrebbe venire effettuato in alto mare, in acque internazionali, rischiando di violare la libertà di navigazione. L’operazione navale Ue avrà un mandato che lo consenta?

L’Alto rappresentante Josep Borrell ha affermato che «non andiamo a fare una passeggiata e le navi potranno fermare imbarcazioni sospettate di portare armi e truppe in Libia», ma potranno farlo ovunque nel Mediterraneo o solo, come più probabile, all’interno di una predefinita area di operazioni necessariamente a ridosso della costa libica?

In ogni caso i mercantili che finora hanno trasportato mezzi e armi al Gna erano scortati da navi da guerra turche. Bruxelles autorizzerà regole d’ingaggio così robuste da consentire di sfidare la Marina della Turchia, tra l’altro Paese membro della Nato? Un rischio da valutare per tempo perché se la flotta di Ankara riuscisse garantire l’afflusso di armi a Tripoli o Misurata in barba alle navi europee la credibilità dell’operazione sprofonderebbe anche più in basso di quella espressa in questi anni dall’Operazione Sophia. 
Più a est, nei confronti delle armi all’Esercito nazionale libico (Lna) di Haftar, le possibilità di successo dell’operazione navale europea appaiono scarse se non inesistenti.
Haftar riceve rifornimenti soprattutto per via aerea e terrestre, dal confine egiziano. Decine di voli dei super cargo russi Antonov noleggiati dagli Emirati Arabi Uniti atterrano ogni mese a Bengasi mentre mezzi e rifornimenti in arrivo via nave vengono sbarcati nel porto egiziano di Sidi el-Barrani, nei pressi del confine, e poi trasferiti in Libia su strada. 

Il solo strumento navale europeo rischia quindi di essere sbilanciato: non in grado di infastidire Haftar e virtualmente efficace solo nei confronti del governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu, che riceve armi soprattutto dal mare. 
La spada di Damocle dei migranti sembra costituire il principale pensiero dei ministri degli Esteri che lunedì hanno dato luce verde alla nuova missione, fino al punto da inficiarne fin da ora l’efficacia. 
Il ministro Luigi Di Maio ha infatti rivelato che «se partiranno più migranti per effetto di queste navi, la missione si bloccherà». Ogni operazione militare ha bisogno di una complessa pianificazione in cui viene esaminata ogni possibile opzione ma non è mai una buona idea rivelarla pubblicamente: la pianificazione è per sua natura sempre classificata. 

Ora i contendenti libici e i loro sponsor hanno appreso che qualora la flotta Ue ostacolasse le forniture di armi sarà sufficiente far salpare qualche barcone carico di migranti per farla scomparire all’orizzonte.
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