"Il femminismo delle zingare", il libro contro stereotipi e falsi demoni

locandine di presentazione del libro
di Francesca Tomassini
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Mercoledì 19 Febbraio 2020, 09:31 - Ultimo aggiornamento: 10:10
A Terni verrà presentato il libro "Il femminismo delle zingare" di Laura Corradi.
«La comunità zingara rimane la più demonizzata d’Europa, soggetta a costanti e ripetute stereotipizzazioni, oggi nuovamente assurta a capro espiatorio, in particolare a causa delle politiche neo-liberali e della crisi economica. […] l’anti-zingarismo è l’unica forma di razzismo socialmente accettata in Europa» scrive Corradi.

Ricercatrice e docente presso l’Università della Calabria, Corradi offre con questo suo testo uno studio approfondito, sulla comunità zingara, a livello europeo ma non solo, ma invita anche a riflessioni complesse, poco “corrette politicamente” ma tutte argomentate e giustificate.

Già l’uso della parola Zingara viene utilizzato volutamente e a questa scelta linguistica viene dedicato un intero capitolo dove si afferma che «a livello istituzionale, le agenzie governative tendono ad evitare questo termine», ma pur consapevole che le «definizioni e le categorie non sono mai neutre ed innocenti», Corradi volutamente vuole usare questo termine. Consapevole che in Italia l’Unar (Ufficio Nazionale contro il Razzismo) vieta l’uso di questo termine lo assume volutamente “come espressione di fiducia verso il potenziale sovversivo di ri-significazione delle parole inteso come atto politico in divenire".

Le Zingare oggi, si trovano in un difficile intreccio tra razzismo e povertà che colpisce tutta la comunità e sessismo che le colpisce direttamente. Storicamente alle Zingare sono stati attribuiti stereotipi di genere specifici e duraturi: «malvagie, capaci di rubare il cuore agli uomini ed I bambini nelle culle».

Per rompere questo cerchio Corradi propone un approccio intersezionale in grado di fare I conti con l’oppressione di classe, di genere, e di razza, che sappia mettere in luce le diverse tipologie di discriminazione di cui sono oggetto. Discriminazioni che parlano di sterilizzazione forzata (e non solo da noi) ma anche di “ruspe” legali.

Le vie da percorrere sono complesse e, afferma Corradi, la soluzione non può essere solo inclusione ed integrazione «perchè sottendono e legittimano l’idea che alcune persone vengano “lasciate entrare” da altre, da coloro che esercitano una forma di dominio sul luogo».
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