Morto Flavio Bucci, fatale un infarto. «E pensare che ero partito così bene...»

Morto Flavio Bucci, fatale un infarto. «E pensare che ero partito così bene...»
di Valentina Venturi
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Martedì 18 Febbraio 2020, 15:16 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 09:31

“E pensare che ero partito così bene”. Un titolo che diventa un ideale epitaffio per l’attore Flavio Bucci, scomparso ieri a 73 anni e atteso il 23 febbraio al Teatro del Loto di Ferrazzano. In Molise doveva interpretare il testo scritto con Marco Mattolini e che ben rappresentava la sua vita, attraverso una galleria di incontri, addii, pensieri, successi e défaillance. Invece Bucci è stato colpito da un infarto a Passosicuro, vicino Roma, nella sua abitazione.

La storia professionale di Bucci, nato a Torino il 25 maggio 1947 da una famiglia di origini molisano-pugliese e formatosi professionalmente alla Scuola del Teatro Stabile di Torino, è indissolubilmente legata all’interpretazione di “Ligabue”, sceneggiato della Rai andato in onda nel 1977, interpretato insieme a Pamela Villoresi, Giuseppe Pambieri e Alessandro Haber e diretto da Salvatore Nocita. Per uno strano gioco del destino un altro grande attore di origini molisane veste i panni del pittore emiliano, in un film che esce nelle sale il 27 febbraio: Elio Germano. La vita del pittore in cui combaciavano genio e sregolatezza ben si accostava a quella di Bucci, fatta di grandi successi e altrettanti eccessi, avendo speso gran parte del suo denaro in alcol, donne (su tutte Stefania Sandrelli) e droga, al punto da essere stato costretto a vivere in una casa famiglia. Aveva messo in discussione anche la sua capacità di essere padre, ma senza mai pentirsi di nulla. Bucci stesso raccontava solo due anni fa in un’intervista: «Rifarei ogni cosa, il bene e il male. Il lavoro mi ha permesso una vita meravigliosa, pagato anche per viaggiare. A Ligabue sono molto legato. È stupido, come fanno alcuni, rinnegare un film che ti ha dato popolarità e consentito di fare tanto altro».

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Il debutto nel cinema era avvenuto nel 1973 grazie ad Elio Petri che lo aveva voluto protagonista nel film “La proprietà non è più un furto”, ma tra le tante interpretazioni che ne hanno segnato la carriera c’è il personaggio del prete ribelle e brigante don Bastiano in “Il Marchese del grillo” di Mario Monicelli; Bucci ricordava come Alberto Sordi fosse «un gentiluomo, ma un pianeta a sé». Per più di 30 anni a teatro ha proposto “Diario di un pazzo” di Gogol, ma oltre a “Ligabue”, in televisione ebbe un ruolo nei “Promessi Sposi” del 1989 diretto ancora da Nocita e prese parte alla prima stagione de “Piovra” del 1984, per arrivare al recente “L'avvocato Guerrieri - Ad occhi chiusi” del 2008 di Alberto Sironi. Tanti i registi che apprezzavano la sua poliedricità, come Luigi Magni, Giuliano Montaldo, Nanny Loy, Paolo Virzì e Paolo Sorrentino per cui ne “Il Divo” aveva vestito i panni del politico e dirigente sportivo italiano Franco Evangelisti. Una curiosità: era sua la voce di John Travolta ne “La Febbre del Sabato Sera”. 

 

 

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