Decreti Salvini, governo spaccato: modifiche rinviate su sicurezza e migranti

Decreti Salvini, governo spaccato: modifiche rinviate su sicurezza e migranti
di Diodato Pirone Emilio Pucci
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Martedì 18 Febbraio 2020, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 15:09

Chi ha già deciso di alzare le barricate contro l’azzeramento dei decreti Salvini su sicurezza e migranti ieri alla riunione della maggioranza a palazzo Chigi non c’era. Luigi Di Maio ha inviato il suo fedelissimo alla Farnersina, Manlio Di Stefano. E poi al tavolo era presente il reggente dei pentastellati, Vito Crimi. E’ stato proprio quest’ultimo a difendere i provvedimenti firmati dal segretario della Lega, subito stoppato dal presidente della Commissione Affari Costituzionali, Giuseppe Brescia vicino alle posizione del presidente della Camera, Roberto Fico. Crimi ha lasciato il vertice anzitempo per poi diramare una nota durissima: «I dl sicurezza sono stati concepiti sulla scorta di una esigenza reale, per affrontare criticità a tutti evidenti». E ancora: «Tornare indietro vanificherebbe i positivi risultati ottenuti. Ritengo che si debba affrontare questo grande tema senza assumere posizioni preconcette, ma lavorando oggi in vista del prossimo futuro».

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I vertici pentastellati insomma sono disponibili a migliorare i dl Salvini ma non ad andare oltre ai rilievi posti dal Capo dello Stato nelle due lettere inviate al premier Conte (una nell’ottobre 2018, l’altro nell’agosto 2019). Al vertice nella sede del governo, al quale hanno partecipato sia il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che il responsabile della Difesa Lorenzo Guerini, si è deciso di andare verso due dl separati (uno sulla sicurezza, l’altro sull’immigrazione) ma non si è scesi troppo nel dettaglio. Il titolare del Viminale ha portato delle proposte sul tavolo ma non dei testi già preconfezionati. Ci vorrà ancora del tempo infatti per raggiungere un’intesa nella maggioranza. «Ma riscriveremo quei dl», la promessa di Pd, Iv e Leu.

“CAPITANO” NEL MIRINO
Il discorso d’apertura al vertice lo ha svolto il premier: «Dobbiamo guardare avanti, non indietro. E’ necessario innanzitutto seguire le indicazioni del presidente della Repubblica, poi vedremo come possiamo raggiungere altre convergenze». Poi la frecciata al “Capitano”: «Sapete che soprattutto sul secondo decreto Salvini ha fatto tutto da solo. Questa volta c’è un governo che può lavorare in sintonia e un presidente del Consiglio che farà il presidente del Consiglio». Un messaggio che i presenti hanno interpretato come un segnale inviato anche a Renzi. 
Ma in realtà in questa partita Italia Viva punta a collocarsi più a sinistra del Pd. La prova è arrivata quando Nicola Fratoianni di Sinistra italiana e il renziano Migliore hanno chiesto di modificare il Memorandum sulla Libia. I dem hanno preso tempo, così come il premier, mentre Di Stefano ha detto chiaramente che per andare in questa direzione serve il sì di Di Maio. In ogni caso i momenti di frizione al tavolo sono stati pochi e tutti i presenti hanno apprezzato il tentativo di mediazione portato avanti da Conte e da Lamorgese. Ovviamente sensibilità diverse da parte di chi quei decreti li ha sottoscritti rispetto a chi li ha avversati, ma dal segretario del Pd Zingaretti al presidente dei deputati di Leu, Fornaro c’è la convinzione che si potrà giungere a un punto di caduta.

IL RUOLO DEI MAGISTRATI
Il braccio di ferro principalmente è sui permessi umanitari. M5S non è d’accordo sulla necessità di allargare le maglie ma Brescia, pur sottolineando che «qui non si tratta di abrogare i decreti», ha ribadito la necessità di tutelare le categorie più deboli. Non si è parlato della necessità di reintrodurre l’iscrizione all’anagrafe comunale «ma su questo punto – osserva la presidente del gruppo misto al Senato De Petris – siamo tutti d’accordo, anche M5S perché l’iscrizione è legata al tema del reddito di cittadinanza». «Anche sugli Sprar siamo d’accordo che bisogna reintrodurli», rilancia Fratoianni, che ha proposto il superamento della Bossi-Fini. Ora si andrà verso la riduzione o l’eliminazione della maxi-multa da un milione di euro alle navi Ong che violano il divieto di ingresso nelle acque italiane (si torna alle multe da 10mila a 50mila euro); via anche la confisca della nave ‘rea’ di non aver rispettato il divieto e, oltre all’ampliamento della tipologia dei permessi speciali umanitari, è previsto l’ok al ripristino della discrezionalità del magistrato chiamato a decidere la tenuità o meno dei reati di oltraggio, violenza e minaccia a pubblico ufficiale. «Va ripristinata una collegialità nelle scelte», ha sottolineato la dem Pinotti. Salvini è finito nel mirino di tutti i presenti a palazzo Chigi. «Cancellare i decreti sicurezza – la sua risposta - significa aiutare la mafia e gli spacciatori di droga».
 

 
 

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