Danilo Coppola, confermata condanna a 7 anni in appello

Danilo Coppola, confermata condanna a 7 anni in appello
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Lunedì 17 Febbraio 2020, 20:00 - Ultimo aggiornamento: 20:15
La Seconda Corte d'Appello di Milano ha confermato la condanna a 7 anni di carcere per bancarotta fraudolenta a carico dell'immobiliarista Danilo Coppola, relativo al crac della società Porta Vittoria spa, titolare di un progetto di rilancio dell'area omonima al centro di Milano, che fu dichiarata fallita nell'aprile 2016. Le attività in questione sono state ora rilevate dal gruppo Prelios.

Il sostituto procuratore Celestina Gravina aveva chiesto una pena minore di 5 anni e 10 mesi, prevista per il reato di bancarotta impropria, sostenendo che non vi fosse il dolo, ma dopo 5 ore di camera di consiglio si è deciso per una pena più elevata che conferma la sentenza di primo grado.

Ad aggravare la situazione di Coppola, immobiliarista romano il cui nome è legato al gruppo dei "furbetti del quartierino" protagonisti delle tentate scalate bancarie del 2007, c'è una lunga serie di fallimenti: il Gruppo Immobiliare 2004 dichiarato fallito nel 2013 e Mib Prima fallita nel luglio 2015.

I giudici d'appello hanno anche confermato i risarcimenti per danni patrimoniali e non patrimoniali di 153 milioni alla società Porta Vittoria SpA e 50 miioni al Gruppo Immobiliare 2004.

«Sono sbigottito dalla sentenza emessa dalla Corte di Appello di Milano», ha detto Coppola. «Mi era stata prospettata la possibilità di un accordo sulla pena a 4 anni con la Procura Generale e il presidente del collegio aveva manifestato disponibilità a concluderlo - ha spiegato -. Non ho accettato perché sono innocente e ho sempre
creduto nella giustizia, per cui nonostante il consiglio del mio Avvocato, ho deciso di affrontare il processo e discutere la mia estraneità da tutte le ipotesi di reato, soprattutto dopo gli enormi sacrifici fatti per versare 140 milioni di euro al Fisco, non dovuti ma pagati per eliminare qualsiasi tipo di problematica». «Non avendo accettato di patteggiare a quattro anni - ha concluso - probabilmente sono stato punito con questa condanna, ma nonostante tutto non voglio smettere di credere nel diritto e nella giustizia». 

 
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