Gli arazzi di Raffaello spostati nella Cappella Sistina, il Papa all'oscuro dei rischi

Gli arazzi di Raffaello spostati nella Cappella Sistina, il Papa all'oscuro dei rischi
di Franca Giansoldati
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Domenica 16 Febbraio 2020, 23:05 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:37

Città del Vaticano – Ai piani alti del Vaticano sono caduti letteralmente dalle nuvole quando hanno saputo che l'esposizione nella Cappella Sistina dei delicatissimi arazzi di Raffaello avrebbe comportato rischi tanto enormi per queste opere d'arte uniche al mondo. Pericoli soprattutto per la loro salvaguardia e sicurezza. Attualmente gli arazzi di Raffaello sono già esposti al grande pubblico nella Sala della Pinacoteca Vaticana, visibili al pubblico dal 1986 e conservati dagli anni Trenta dietro enormi pannelli di pexiglass, in una stanza a luci soffuse per non rovinare la fragilissima trama composta da invisibili fili di seta e d'oro. Una tela intessuta a Bruxelles che risale al XVI secolo. Nessun altro direttore di museo aveva mai voluto mai spostarle proprio per non danneggiarle. I rischi sembrano essere davvero altissimi. Le tele sono databili tra il 1515 e il 1519 e sono considerate tra le più belle al mondo. 

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Con una decisione autonoma (e probabilmente non autorizzata da Papa Francesco) la direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta ha deciso di trasportarle ugualmente dalla sala della Pinacoteca alla Cappella Sistina per esporre le tele al pubblico per sette giorni.

In questi sette giorni il pericolo di danneggiare gli arazzi si somma al rischio di intasare la sala poco capiente affrescata da Michelangelo, che già oggi accoglie dai 27 mila ai 32 mila turisti al giorno, quando di sono i picchi massimi.





L'operazione più rischiosa per la tenuta della trama e del tessuto realizzato  su disegni di Raffaello riguarda la fase del distacco dei pesantissimi arazzi dalla sala della Pinacoteca, la loro messa a terra, l'arrotolamento, il trasporto nella Sistina e, di nuovo, lo srotolamento della tela che dovrà di nuovo essere fissata sui appositi pannelli e ganci. Procedure delicate che ogni volta fanno trattenere il respiro e richiedono mani esperte per non stressare la delicatissima opera, fragile come ali di una farfalla. Ad essere maggiormente esposti sono i fili di metallo battuto – che sono d'oro o d'argento – i quali nelle fasi di arrotolamento e srotolamento finiscono per alterarsi.



Di questi rischi era stata naturalmente informata la direttrice del Museo, Barbara Jatta che però ha deciso di tirare dritto. «Vorrei che gli arazzi li vedessero più romani possibili». Peccato che queste opere raffaellesche erano già visibili al pubblico nella sala della Pinacoteca e forse non c'era bisogno di stressarle tanto.

Alla presentazione della esposizione che durerà dal 17 febbraio al 23 febbraio la direttrice dei Musei è stata rassicurante sul contenimento rischi anche se ha ammesso che si tratta di un «azzardo, ma in questo modo si è voluto portare queste opere alla visione della gente, esattamente come ha indicato Papa Francesco». Aggiungendo che gli arazzi di Raffaello «sono stati fatti per essere arrotolati e srotolati».

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