Banche, così il valzer delle fusioni può far crescere l'efficienza

La sede di Mps a Siena
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Sabato 15 Febbraio 2020, 17:53 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 15:27
L'Italia ha già fatto la sua parte el processo di consolidamento delle banche in Europa. Anzi, ha fatto ben più di altri Paesi come la Germania. E non a caso anche recentemente la Bce è tornato a sottolineare come ci siano ancora «troppe banche in Europa». Eppure potrebbe essere ancora una volta il nostro Paese uno dei principali, se non il principale protagonista delle consolidamento dei prossimi anni. Complici anche i costi ancora troppo elevati nel comparto, ma soprattutto una crisi economica che continua a mettere sotto pressione l'intero sistema bancario, nonostante gli sforzi fatti. 
Del resto, l'uscita di scena del Tesoro da Mps, attualmente al 68%, si avvicina, aprendo le danze del risiko bancario. Lo sarà ancora di più se andrà in porto a fine mese l’attesa cessione di sofferenze fino a 10 miliardi al vaglio dell’Unione Europea. Una messa in sicurezza di Rocca Salimbeni che, secondo Fitch, potrebbe migliorarne il giudizio sul merito di credito (rating) e renderla polo aggregatore di possibili fusioni nel settore. Operazioni necessarie, secondo gli analisti di Bloomberg Intelligence, per risolvere i problemi di efficienza degli Istituti italiani, ancora troppo piccoli, a parte Intesa e Unicredit. Tra i possibili cavalieri c’è Ubi Banca, che lunedì presenta il piano al 2022, anche se sarà «in ottica stand alone (solitaria, ndr), come qualunque piano», ha detto di recente il consigliere delegato Victor Massiah. Che però il consolidamento tra Istituti sia ormai d’obbligo lo sostiene anche il banchiere, secondo il quale è «scritto nella pietra» anche senza conoscerne ancora i tempi. In ogni caso il sistema «si sta seriamente riportando su livelli pre-crisi e in maniera molto seria, molto determinata». Ma non è ancora abbastanza per Bloomberg Intelligence, perché le banche italiane debbono portare il rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione «ben al di sotto del 60%». Oggi solo Intesa Sanpaolo e Unicredit soddisfano questo indice di efficienza, con un rapporto attestato rispettivamente al 51% e al 53% nel 2019. Per Unicredit rimarrà invariato nel 2021, mentre per Intesa è previsto in rialzo al 54%. Ben più alto è stato quello di Bper, al 74% nel 2019. Hanno fatto meglio Banco Bpm (61%) e Ubi (65%), mentre Mps (71%) si è mantenuta su un valore piuttosto critico. Le stime di Bloomberg al 2021 indicano un calo al 63% per Bper, un rialzo al 64% per Banco Bpm, un valore stabile al 65% per Ubi e una lieve correzione al 70% per Mps. Da qui la necessità di procedere con le fusioni. «Banco Bpm, Ubi e Bper - spiegano gli analisti - sono tutti potenziali partner di Mps, con possibili sinergie al di sopra del 10%». Per migliorare l’efficienza è necessario però alzare i ricavi e ridurre i costi, ma in pochi lo potranno fare da soli. Tra il 2019 e il 2021 sono stimati in calo dell’1% i ricavi di Intesa, che ridurrà le spese del 2%. Ricavi in ribasso per Unicredit (-2%) che aumenterà le spese della stessa percentuale, mentre Bper raggiungerà l’obiettivo sia sulle entrate (+10%), sia sulle uscite (-6%). Quanto a Banco Bpm i ricavi sono previsti in calo del 3% e le spese in aumento del 2. Ubi ridurrà le spese dell’1% a parità di ricavi, mentre Mps taglierà entrambe le voci del 2 e del 4%. Banche più grosse potranno poi sfruttare meglio la leva tecnologica.
L’Italia oggi è ferma al 34% di correntisti on line, contro i 54% dell’Ue e l’89% dei norvegesi. Un segno che il margine di miglioramento è ancora molto elevato.(ANSA). VE 15-FEB-20 15:55 NNNN ECO S41 QBXV >>>ANSA/ BANCHE: FUSIONI DECISIVE PER MIGLIORARE L’EFFICIENZA Mps possibile polo aggregatore, lunedì piano strategico Ubi (di Paolo Verdura) (ANSA) - MILANO, 15 FEB - L’uscita di scena del Tesoro da Mps, attualmente al 68%, si avvicina, aprendo le danze del risiko bancario. Lo sarà ancora di più se andrà in porto a fine mese l’attesa cessione di sofferenze fino a 10 miliardi al vaglio dell’Unione Europea. Una messa in sicurezza di Rocca Salimbeni che, secondo Fitch, potrebbe migliorarne il giudizio sul merito di credito (rating) e renderla polo aggregatore di possibili fusioni nel settore. Operazioni necessarie, secondo gli analisti di Bloomberg Intelligence, per risolvere i problemi di efficienza degli Istituti italiani, ancora troppo piccoli, a parte Intesa e Unicredit. Tra i possibili cavalieri c’è Ubi Banca, che lunedì presenta il piano al 2022, anche se sarà «in ottica stand alone (solitaria, ndr), come qualunque piano», ha detto di recente il consigliere delegato Victor Massiah. Che però il consolidamento tra Istituti sia ormai d’obbligo lo sostiene anche il Banchiere, secondo il quale è «scritto nella pietra» anche senza conoscerne ancora i tempi. In ogni caso il sistema «si sta seriamente riportando su livelli pre-crisi e in maniera molto seria, molto determinata». Ma non è ancora abbastanza per Bloomberg Intelligence, perché le banche italiane debbono portare il rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione «ben al di sotto del 60%». Oggi solo Intesa Sanpaolo e Unicredit soddisfano questo indice di efficienza, con un rapporto attestato rispettivamente al 51% e al 53% nel 2019. Per Unicredit rimarrà invariato nel 2021, mentre per Intesa è previsto in rialzo al 54%. Ben più alto è stato quello di Bper, al 74% nel 2019. Hanno fatto meglio Banco Bpm (61%) e Ubi (65%), mentre Mps (71%) si è mantenuta su un valore piuttosto critico. Le stime di Bloomberg al 2021 indicano un calo al 63% per Bper, un rialzo al 64% per Banco Bpm, un valore stabile al 65% per Ubi e una lieve correzione al 70% per Mps. Da qui la necessità di procedere con le fusioni. «Banco Bpm, Ubi e Bper - spiegano gli analisti - sono tutti potenziali partner di Mps, con possibili sinergie al di sopra del 10%». Per migliorare l’efficienza è necessario però alzare i ricavi e ridurre i costi, ma in pochi lo potranno fare da soli. Tra il 2019 e il 2021 sono stimati in calo dell’1% i ricavi di Intesa, che ridurrà le spese del 2%. Ricavi in ribasso per Unicredit (-2%) che aumenterà le spese della stessa percentuale, mentre Bper raggiungerà l’obiettivo sia sulle entrate (+10%), sia sulle uscite (-6%). Quanto a Banco Bpm i ricavi sono previsti in calo del 3% e le spese in aumento del 2. Ubi ridurrà le spese dell’1% a parità di ricavi, mentre Mps taglierà entrambe le voci del 2 e del 4%. Banche più grosse potranno poi sfruttare meglio la leva tecnologica. L’Italia oggi è ferma al 34% di correntisti on line, contro i 54% dell’Ue e l’89% dei norvegesi. Un segno che il margine di miglioramento è ancora molto elevato.
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