A fine settembre dello scorso anno un caso simile a quello segnalato dai Nas alle tre Procure regionali, aveva riguardato una struttura a Spoleto. In quel caso i carabinieri del Nucleo tutela della salute guidati dal tenente colonnello Giuseppe Schienalunga, avevano riscontrato anche Irregolarità igienico sanitarie. Tanto che il Comune di Spoleto aveva emesso un’ordinanza contingibile e urgente di chiusa della struttura.
Tocca ai Comuni, infatti, dare il via libera alle strutture dove vengono ospitati gli anziani in grado di badare a se stessi e di vivere una vecchiaia in condizioni di normalità. Diverso il discorso autorizzativo (c’è l’intervento della Regione) per quanto riguarda le residenze protette dove c’è la necessità di una presenza sanitaria per le condizioni di non autosufficienza degli ospiti.
I Nas, nella loro attività periodica, non solo hanno effettuato sopralluoghi, ma hanno anche acquisito documentazione per verificare le autorizzazioni che hanno permesso l’apertura e la gestione delle strutture. Acquisizioni che sono servite ad avare una base di partenza su cui effettuare gli accertamenti, anche se i blitz nelle diverse strutture hanno fatto balzare subito all’occhio la presenza di ospiti non autosufficienti. Ecco perché sono scattate le denunce e ci sono diversi gestori delle strutture che sono finiti indagati proprio perché le strutture non avevano, di fronte alla necessità di una assetto da gestione sanitaria, quel tipo di riconoscimento e di strutturazione.
A proposito di case di riposo c’è un caso che ha creato, nei mesi scorsi, non poche polemiche: è quello di Nocera Umbra. Tant’è che c’è un volantino di fine gennaio che riepiloga una vicenda nata del 2018. Volantino firmato dall’Associazione Casa famiglia Nocera Umbra. Che, nel ripercorre le vicende che hanno portato dal rischio chiusura delle struttura (15 posti) e del trasferimento degli anziani a Foligno, all’esercizio garantito, allora, anche da un intervento della Regione con una sorta di gestione autonoma degli anziani grazie al comodato d’uso gratuito temporaneo dello stabile sottolinea come. «questa esperienza-dice l’Associazione- non è soggetta alle forme giuridiche regolamentate dalla Regione nell’ambito del servizio socio-sanitario, in quanto trattasi di una normale convivenza di persone con le stesse necessità che desiderano una vita in comune, in un ambiente adeguato al loro bisogno. Il Comitato, l’Associazione e la buona volontà dei liberi cittadini hanno reso attuabile questa esperienza che viene preso come esempio e modello».
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