Iran sotto accusa, chiesto l'inserimento di 23 esponenti del regime nella lista delle sanzioni Ue

Iran sotto accusa, chiesto l'inserimento di 23 esponenti del regime nella lista delle sanzioni Ue
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Venerdì 14 Febbraio 2020, 16:51 - Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 13:33

Iran nel mirino di "Nessuno tocchi Caino" che ha chiesto l'inserimento di 23 «esponenti del regime iraniano responsabili di gravi violazioni dei diritti umani» nell'elenco dell'Unione Europea delle persone destinatarie delle misure restrittive in vista della sua revisione prevista entro il 13 aprile 2020. Tra questi, denuncia l'organizzazione nel dossier "I volti della Repressione" che viene presentato al Senato, alcuni hanno avuto «un ruolo centrale nel massacro di oltre 30mila prigionieri politici, compiuto nel 1988 e considerato da alcuni Stati, come il Canada, un crimine contro l'umanità. Altri hanno responsabilità nella sanguinosa repressione della recente rivolta esplosa nel mese di novembre 2019 e che ha provocato la morte di oltre 1.500 persone, 4mila feriti e 12mila arresti».

«Il fatto che, in conseguenza del loro inserimento nella lista europea, le loro risorse economiche vengano congelate, gli affari economici e finanziari con loro siano interdetti così come visti e permessi di ingresso in Europa, è un modo per preservare l'impegno europeo a tutela e promozione dei diritti umani e dello Stato di Diritto, oltre che evitare ogni forma di complicità nei crimini commessi da questi esponenti del regime», sottolinea Nessuno tocchi Caino. Tra gli esponenti della Repubblica islamica citati dall'organizzazione nel suo dossier figurano il capo della magistratura Ebrahim Raisi, il ministro delle Tecnologie dell'informazione e della comunicazione Mohammad-Javad Azari Jahromi, il ministro dell'Intelligence Mahmoud Alavi, il ministro dell'Interno Rahmani Fazli, il capo dei Pasdaran, il generale Hossein Salami ed il nuovo comandante della Forza Quds, il generale Esmail Ghaani.

Critiche a un'Europa «troppo incline alla politica di accondiscendenza» nei confronti dell'Iran, come ha dimostrato anche il recente viaggio a Teheran dell'Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell, sono state mosse dall'ambasciatore Giulio Terzi durante la conferenza stampa di presentazione del dossier di Nessuno tocchi Caino "I volti della repressione". Terzi ha puntato il dito in particolare contro il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, accusandolo di essere responsabile della repressione nel Paese. Il dossier è stato presentato in vista dell'imminente aggiornamento della lista Ue dei soggetti a misure restrittive per gravi violazioni dei diritti umani nella Repubblica islamica. La pubblicazione descrive i profili di 23 esponenti del regime che, dalla rivoluzione khomeinista alle più recenti proteste di piazza, si sono resi responsabili di «brutali repressioni». Per Elisabetta Zamparutti, tesoriera di Nessuno tocchi Caino, «l'inserimento nella lista Ue dei soggetti che indichiamo nel dossier è un modo non violento per esprimere solidarietà nei confronti del popolo iraniano oppresso da 40 anni dal regime iraniano, per evitare complicità dell'Europa con quel regime e per manifestare coerenza con i principi dello Stato di Diritto e del rispetto dei diritti umani a cui l'Europa dice di credere».

Il senatore Lucio Malan ha criticato la volontà espressa dal regime iraniano di cancellare lo Stato di Israele, mentre per il senatore Roberto Rampi inserire nella lista Ue questi esponenti del regime non significa mettere all'indice le singole persone ma prendere le distanze da un «sistema sanguinario e oppressivo». «Un Paese civile come l'Iran che aveva fatto la differenza in tutta l'area è regredito sui patiboli, nelle manifestazioni represse nelle piazze, contro le donne, nelle carceri dove i minorenni aspettano l'impiccagione», ha concluso Elisabetta Rampelli presidente del Tribunale delle libertà Marco Pannella.

Durante la conferenza stampa è stata presentata anche la campagna social di Nessuno tocchi Caino con i banner dedicati ad alcuni dei soggetti descritti nel dossier e lanciato l'hashtag #Bisharaf, che in persiano vuol dire vergogna e che è lo slogan che gridano i manifestanti anti regime in Iran. Lo stesso slogan è stato stampato sui braccialetti distribuiti ai partecipanti alla conferenza stampa, alla quale hanno partecipato anche esponenti della resistenza iraniana.

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