Casellati: «I commissari sui vitalizi adesso valutino se dimettersi»

Casellati: «I commissari sui vitalizi adesso valutino se dimettersi»
di Barbara Jerkov
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Venerdì 14 Febbraio 2020, 00:53 - Ultimo aggiornamento: 12:32
Maria Elisabetta Alberti Casellati respinge le polemiche sui vitalizi e sui presunti conflitti d’interessi dei membri della commissione chiamata a giudicare sui ricorsi degli ex parlamentari. E alla vigilia della manifestazione M5S avverte: alla Camera la situazione non è diversa. Ciò premesso, e pur respingendo le accuse di conflitto d’interessi, essendosi nel frattempo dimessi i supplenti della commissione contenziosa di palazzo Madama, invita a «una riflessione da parte di tutti gli altri componenti della commissione contenziosa contribuirebbe a spazzare via qualsiasi dubbio sulla sua terzietà».

Presidente Casellati, la giustizia è tornata ad essere un tema centrale del dibattito politico. Il tema dello stop alla prescrizione ha spaccato la maggioranza. Qual è la sua valutazione della riforma Bonafede? Condivide la richiesta di rinviarne l’entrata in vigore in attesa di una più complessiva riforma del processo penale?
«Sulla prescrizione credo che occorra riflettere con molta cautela. È fondamentale valutare come le nuove norme si possano conciliare con il principio costituzionale del giusto processo e della sua ragionevole durata. Il tema, infatti, va a incidere direttamente sulle garanzie costituzionali e i diritti della persona che di certo non può essere imputata a vita. Così come è certo che l’ordinamento penale si gioverebbe più di una riforma organica, sistematica e strutturale che di interventi settoriali». 

Il voto sull’autorizzazione a procedere chiesta per Salvini dal Tribunale dei ministri sul caso Gregoretti ha infiammato l’aula. Come ha valutato la decisione della Lega di votare sì in giunta e poi astenersi in aula? Questi tatticismi non rischiano di pregiudicare l’istituto stesso dell’immunità per i membri del governo?
«È stato sicuramente un dibattito interessante. Al di là del merito, sono stati affrontati temi molto significativi sul piano istituzionale che hanno riguardato in particolare il principio dell’indipendenza della politica dal potere giudiziario». 

La prossima settimana al Senato si preannunciano nuove tensioni sui vitalizi, visto che la commissione contenziosa sarà chiamata a decidere sui ricorsi degli ex parlamentari contro i tagli. M5S accusa il presidente Caliendo di essere in conflitto di interessi e domani scenderà in piazza...
«L’astensione annunciata dal presidente Caliendo è stato un atto di responsabilità teso a sgombrare il campo da qualsiasi possibile strumentalizzazione politica e a salvaguardare la credibilità dell’istituzione Senato. E a questo punto credo che, dopo le dimissioni dei supplenti, una riflessione da parte di tutti gli altri componenti della commissione contenziosa contribuirebbe a spazzare via qualsiasi dubbio sulla sua terzietà».

Sta dicendo che le accuse di conflitto d’interesse allora sono fondate? 
«Sulla questione va fatta chiarezza. Intanto diciamo che nessun gruppo parlamentare, nessun partito si è espresso contro il taglio dei vitalizi. La commissione contenziosa che deciderà sui ricorsi degli ex parlamentari è un vero e proprio tribunale e come tale ha precise regole. I senatori che ne fanno parte sono stati designati a inizio legislatura secondo le indicazioni dei gruppi parlamentari e perciò ben prima dell’approvazione della delibera sui vitalizi. Nessuno ha mai contestato né la nomina dei singoli componenti né la loro compatibilità a decidere sul tema. Visto le recentissime polemiche, sarebbe stato decisamente meglio, come ho detto ripetutamente, che la riforma fosse stata approvata con una legge e non con un atto interno, sia al Senato che alla Camera». 

Alla Camera c’è una situazione analoga? 
«Certo. Le commissioni contenziose sia al Senato che alla Camera sono giudici a tutti gli effetti e le loro decisioni devono essere motivate in punto di diritto e non di opportunità politica. Proprio per questo, poiché la questione non può essere politica, non comprendo come mai le medesime contestazioni sul conflitto di interesse non siano state sollevate anche nei confronti dei componenti del consiglio di giurisdizione della Camera».

A fine marzo si terrà il referendum sul taglio dei parlamentari e vi è chi ritiene - e non solo nell’opposizione - che, una volta ricevuta l’approvazione popolare, le attuali Camere sarebbero non più legittime, se non sotto un profilo costituzionale, sotto quello politico. Per cui bisognerebbe tornare a votare, come avvenne dopo il referendum Segni, nel 1992. Qual è la sua valutazione?
 «La possibilità di sciogliere le Camere è una prerogativa esclusiva del Capo dello Stato, una decisione molto delicata che deve necessariamente tener conto di tutte le evoluzioni del quadro politico e parlamentare, a partire dalla tenuta della maggioranza di governo». 

Nel mese di gennaio il Parlamento ha licenziato appena due leggi, di cui una di conversione di un decreto. A dicembre è andata perfino peggio: 4 leggi di ratifica di trattati internazionali e la manovra. Insomma, le tensioni della maggioranza - prima Lega-M5S, ora quella attuale - fanno sì che le Camere procedano a rilento. Responsabilità solo del governo o c’è qualcosa che il Parlamento potrebbe fare in autonomia?
«Ho già detto più volte che la compressione dei tempi con cui le Camere sono costrette a valutare e approvare i provvedimenti dell’esecutivo, ha assunto dimensioni non più tollerabili. Di questo passo rischiamo di trasformare il bicameralismo perfetto in un “monocameralismo imperfetto e parallelo”. Senatori e deputati vanno rispettati e ascoltati. Per cambiare la rotta non servono necessariamente accorgimenti normativi ma un’intesa istituzionale, un patto etico tra governo e Parlamento fondato sul rispetto dei ruoli e sulla centralità del confronto, sale della democrazia». 

La prossima settimana dovrebbe arrivare finalmente l’elezione delle nuove Authority di Comunicazioni e Privacy: anche in questo caso, le liti nella maggioranza hanno provocato un rinvio senza precedenti. Tra lei e il presidente della Camera Fico c’è un qualche coordinamento per cercare di superare queste impasse?
«Con il presidente Fico abbiamo sempre condiviso dei percorsi comuni. Per quanto riguarda le nomine di nostra esclusiva spettanza, abbiamo seguito criteri di trasparenza e meritocrazia nei tempi previsti. Nel caso dell’Agcom e della Privacy abbiamo concordemente sollecitato la calendarizzazione delle nomine che però spettano al Parlamento». 

Oltre alle tre elezioni suppletive attese tra febbraio e marzo, e oltre al referendum di cui dicevamo, a fine maggio ci sarà anche una nuova tornata di regionali. Per evitare uno stato di campagna elettorale permanente, non pensa che sarebbe opportuno tornare a ragionare di election-day?
 «Ritengo proprio di sì. Senza intaccare l’autonomia delle Regioni credo che si possa razionalmente ipotizzare un ritorno all’election-day per scongiurare gli effetti negativi di una costante competizione politica». 
 
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