Redfield è stato molto diplomatico nell’intervista con il canale di notizie, ma ha fatto capire la delusione americana davanti al rifiuto dei cinesi di accettare l’offerta di aiuto da parte dei Cdc: «Sono convinto che in questo settore siamo i migliori al mondo, e siamo pronti ad aiutare e assistere, ma loro sono una Nazione indipendente, e spetta a loro decidere di invitarci».
L’invio del personale specializzato dei Centers for Disease Control and Prevention si è effettivamente rivelato cruciale in altre crisi anche più gravi. Nel 2014 furono essenziali per fermare l’epidemia di ebola che stava decimando i Paesi dell’Africa Occidentale. Fu uno dei successi della presidenza Obama, il quale però ebbe l’onestà di ammettere che il merito andava piuttosto alla scienza e al personale specializzato, ai quali lui aveva dato piena fiducia.
Nel caso del coronavirus, la Cina non sembra però propensa a dare fiducia agli scienziati dei Centers: «C’è ancora molto che non si conosce di questo virus – si lamenta ancora il dottor Redfield -. Per questo ho offerto assistenza subito, assistenza diretta, con l’invio del nostro personale specializzato dei Centri, per aiutare davvero a raccogliere informazioni, vedere informazioni di prima mano, quelle che ci servono per poter dare i consigli più giusti per la nostra nazione e il pubblico mondiale. Ma il governo cinese non ha ancora risposto alla nostra offerta».
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