La Spal è il primo club per Gigi Di Biagio: «Siamo vivi». Mattioli: «Semplici non è un martire»

La Spal è il primo club per Gigi Di Biagio: «Siamo vivi». Mattioli: «Semplici non è un martire»
di ​Vanni Zagnoli
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Martedì 11 Febbraio 2020, 19:42 - Ultimo aggiornamento: 19:48
E’ la Spal, ma è come fosse ancora l’under 21. Perchè Gigi Di Biagio a Ferrara è già al lavoro con Massimo Mutarelli, il suo vice dal 2017 a quando si è dimesso, dopo l’uscita al primo turno a Bologna, negli Europei, e con Antonio Chimenti, preparatore dei portieri. 

Gigi dal Testaccio, quartiere romano, è rimasto lì, alla sconfitta con la Polonia, immeritata, costata l’uscita dall’Euro in Emilia Romagna e in Friuli. Aveva illuso battendo la Spagna con sofferenza, abbiamo sperato dopo il successo sul Belgio e poi la Francia concedette il pari alla Romania. Sei anni di under discreti, da 6, forse come risultati, da molto di più come valorizzazione dei talenti. Di Biagio ora è alla Spal, a 7 punti dalla salvezza, dopo le due promozioni di fila e le due permanenze in A conquistate con Leonardo Semplici. Che ha salutato la curva ovest e non solo con una lettera a cuore aperto, oggi era già a casa, a Firenze. Era il tecnico più fedele della serie A, sesta stagione in sequenza, 5 anni e due mesi eccellenti, come risultati, i migliori della Spal da mezzo secolo a questa parte, ma come gioco non sempre, era spesso troppo d’attesa. Semplici ha basato le salvezze anche sui punti sottratti alle romane, battute entrambe nello scorso girone di ritorno, proprio la Lazio gli è stata in parte fatale, con quella cinquina all’Olimpico, due domeniche fa. Semplici subentrò in C, salvò e fece miracoli, mai un atteggiamento fuori posto, ha fatto male a non concretizzare l’interesse del Genoa, che poi si accordò con Andreazzoli, pure esonerato.

Di Biagio aveva fatto da traghettatore anche della nazionale, dopo il licenziamento di Ventura, aspettando Roberto Mancini, ha lasciato l’Italia proprio per giocarsi una chance del genere. Piaceva alla Fiorentina, all’Udinese.

«Negli ultimi due mesi ho avuto la fortuna di essere cercato da diverse squadre - rivela -, questa opportunità è arrivata in maniera veloce, è una sfida complicata e stimolante. Non ho timore, basta poco a entrare nella testa dei ragazzi e a fargli cambiare atteggiamento. Conosco la società e le strutture, l'ambiente, lo stadio e i giocatori, ho detto subito sì».

Semplici pratica la difesa a 3, come Mazzarri e Gasperini, e spesso diventano 5. 

«Cambierò pian piano. Gioco a 4, ma questo non vuol dire che non giocheremo a 3. Ottimizzo i tempi e capisco le caratteristiche, valuterò con attenzione questi allenamenti».

Perdesse a Lecce, scivolerebbe a 10 punti dalla salvezza, a 15 giornate dalla fine.

«Mi piace avere subito lo scontro diretto. Per incidere ci vorrà molto tempo, ma io non l’ho, devo conquistare tutti e subito. Non ho scelta, non mi posso soffermare su altri aspetti, dimostreremo subito di essere vivi. Cercheremo più gol, attaccheremo gli avversari. Con la giusta convinzione, andremo più volte alla conclusione, non ci dobbiamo impaurire. Dovremo aumentare la pericolosità con tutti, mantenendo l'equilibrio. Non è possibile che Valoti, Di Francesco e Strefezza calcino così raramente. Anche Petagna si deve mettere in testa di segnare di più, ne ha le possibilità».

Jacopo Sala tornerà. «Si sta allenando con noi, se merita verrà, diversamente no. Non interverremo sugli svincolati. Fares? Se gioco a tre, lo vedo quinto, a 4 terzino. Gli manca la partita, lavoriamo per averlo il più presto possibile».

I Colombarini hanno scelto Di Biagio, papà Francesco e il figlio Simone confessarono il sogno Europa, un anno fa, alla festa del centro di coordinamento, a prescindere continueranno, dopo avere lasciato la Giacomense, per la squadra del capoluogo. 

«Non siamo avvezzi a cambiare guida tecnica - sottolinea Colombarini junior -, più volte durante questi anni è stato messo Semplici, gli avevamo dato fiducia anche quest'anno. In queste ultime giornate, però, in una delle tante riunioni, abbiamo invece visto che la squadra stava dando veramente poco e così abbiamo optato per un cambio. Non vedevamo più la possibilità di riuscire a tirare fuori il meglio dai ragazzi. La scelta è ricaduta subito su Di Biagio. Crediamo di poter raggiungere l’obiettivo e crediamo nei giocatori, il mister sa che non gli spetta un compito facile».

Il presidente Walter Mattioli e Davide Vagnati hanno dipinto questo capolavoro, il ds chiuse la carriera proprio a Masi Torello, nel 2013, e poi firmò una cavalcata simil Sassuolo. Vagnati ammette l’unica perplessità su Di Biagio: «Non ha ancora allenato un club, nell’under invece aveva ottenuto grandi risultati. Ha fatto il cinema del calcio italiano da calciatore, dà la sensazione di crederci».

Mattioli ha 68 anni e i capelli bianchi, giocò fra i dilettanti, è al vertice di Vetroresina, l’azienda della famiglia proprietaria biancazzurra, e mantiene un 10% di quote. «Abbiamo un'ottima squadra e vogliamo salvarci - spiega -, nonostante 16 sconfitte in 23 gare e 40 gol subiti, con appena 17 realizzati. Ringrazierò Semplici per tutta la vita, quest'anno non abbiamo visto qualcosa di particolare, spesso le partite sono state giocate male, con elementi andavano in campo senza rabbia, erano da caricare. Non voglio crocifiggere nessuno, nemmeno passare per il presidente coglionazzo: il cambio è giusto, probabilmente tardivo. La società guarda al futuro per il bene della città e della tifoseria, Semplici non esce da martire, ma da buon allenatore, dopo partite deludenti».

La delusione è tale che prima e dopo la presentazione ci sono solo un padre e un figlio, per Di Biagio, qualcuno si era affacciato al centro sportivo Giovan Battista Fabbri ieri, per i primi allenamenti. Qualche decina scenderà nel Salento, la curva ovest si farà sentire sabato 22, alle 18 con la Juve. E per Gigi sarà come quando con Zeman si giocava lo scudetto, con i giallorossi, oppure con l'Inter, con Hector Cuper.
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