«Oltre alla qualità – ha spiegato Mancino - quest’anno Formaticum si è concentrato sul consumo e in particolare sul potere d’acquisto che ha il consumatore ogni volta che sceglie un formaggio e condanna o meno l’esistenza di un produttore. Anche per questo abbiamo chiesto ai visitatori di non informarsi solo sul prezzo dei prodotti, ma di farsi raccontare da ogni produttore la loro storia». E di “imprese” da raccontare nel week end ce ne sono state tante come quella dello Storico Ribelle, un formaggio da latte crudo vaccino e caprino di tradizione secolare, prodotto nei pascoli tra 1400 e 2000 mt di altitudine nella Bassa Valtellina e nelle province di Bergamo e Lecco, o quelle dei cinque rappresentanti delle province del Lazio ognuna con la propria caratteristica originale.
Sono state premiate, inoltre, sedici botteghe del gusto romane selezionate dagli organizzatori per la valorizzazione dei prodotti caseari sulla piazza romana.
Durante le due giornate sono stati anche organizzati dei seminari a cura della delegazione romana dell’Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi e Produttori. Fra questi una “Verticale di Pecorino Romano Dop” una lezione su “I formaggi in cucina” tenuta dallo chef Fabio Campoli e una dimostrazione dedicata ai bambini sulla filatura denominata appunto “Eppure fila...” a cura del mastro casaro Donato Nicastro. Al termine della manifestazione, infine, una commissione formata da specialisti del settore nazionale ha decretato la migliore azienda partecipante che si è distinta per qualità e tradizione familiare. Un premio assegnato in ricordo di Roberto Molinari, giovane pastore scomparso prematuramente in un incidente mentre pascolava il suo gregge di capre sugli altopiani di Arcinazzo, in provincia di Frosinone a pochi chilometri da Roma.
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