Giorgio Ursicino
MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Frecciarossa 1000, il super treno: resta sui binari se la motrice deraglia a 300 km/h

Il Frecciarossa 1000 di Trenitalia
di Giorgio Ursicino
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Sabato 8 Febbraio 2020, 15:49 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 08:21

Un missile lanciato nei campi, andare incontro all’ignoto nel buio più assoluto, ad un velocità che fa invidia alle Formula 1. Questo hanno provato i due macchinisti Di Cuonzo e Cicciù l’altra mattina in attesa dell’alba nelle frazioni di secondo prima che la motrice, e anche prima carrozza, dell’AV 9595 si schiantasse, disintegrandosi, contro le strutture in cemento armato di un deposito FS. Per quanto la scena sia stata rapida, Mario e Giuseppe hanno certo avuto il tempo di intuire che per loro non ci sarebbe stato un altro giorno. Troppo bravi ed esperti per non sapere che la loro fine era arrivata, quando i binari ti spariscono sotto al muso con il treno lanciato a 300 chilometri orari.

Velocità massima autolimitata per motivi di sicurezza sulla rete ferroviaria italiana ma non per l’avveniristico Frecciarossa 1000 che può andare ben di più (400 km/h). Per avere un’idea è un’andatura il doppio di quella di un Jumbo in atterraggio. La Freccia ha travolto tutto quello che era sulla sua traiettoria, sbalzando i due poveri corpi senza vita a decine di metri di distanza. Cosa esattamente è successo lo stabilirà la magistratura e l’inchiesta interna immediatamente avviata dal l’ad delle FS Gianfranco Battisti, un ferroviere di vecchia data, con un esperienza senza pari sopratutto sull’alta velocità, diventata il fiore all’occhiello per tutto il made in Italy.

È ormai quasi certo che uno scambio traditore era fuori posto e non c’era possibilità alcuna che il 9595 proseguisse la sua corsa. Come affrontare un tornante con il gas tutto aperto. Certo il Frecciarossa non si guida a vista, ha sistemi di controllo sulle infrastrutture e a bordo altamente sofisticati perché quando l’occhio umano vede (sul posto dell’impatto era pure notte) il convoglio è già passato. E non è certo un caso che il treno privo di guida e mutilato nella testa si sia arrestato circa un chilometro dopo il deragliamento della motrice.

Da quel momento in poi, vuoi per la sorte vuoi per la tecnologia, tutto è andato nel migliore dei modi da far pensare quasi al miracolo. Si sarebbero salvate gran parte delle vite umane anche se il treno partito da Milano alle 5.10 non avesse avuto a bordo solo 33 passeggeri ma oltre 450 come normalmente fa. Non penseranno certo al miracolo i progettisti della Bombardier che hanno realizzato lo Zefiro V300 la cui variante acquistata da Trenitalia si chiama ETR 400 o Frecciarossa 1000 ed è prodotta nel nostro paese da un consorzio fra la stessa azienda canadese e l’ex AnsaldoBreda, ora diventate Hitachi Rail.

Gli oltre 200 metri di elettrotreno con 8 carrozze e 16 motori elettrici distribuiti lungo tutto il convoglio che pesa quasi 500 tonnellate sono lo stato dell’arte della tecnologia e sono equipaggiati con sofisticati dispositivi studiati per non essere utilizzati mai. Ma ci sono e nell’incidente dell’altro ieri hanno evitato la carneficina. Tutti noi immaginavamo che alcune misure di sicurezza avrebbero potuto funzionare a 150 km/h o anche a 200. Non c’era, però, chance di evitare il crash quando la città viaggiante era lanciata a 300 km/h, un’andatura alla quale bisogna incollare a terra i sassi sulle traversine per evitare che con il risucchio vengano sparati via come polvere.

Il 1000 è un gioiello proiettato nel futuro ed ha tutte le cose studiate con cura maniacale per essere al posto giusto al momento giusto. I collegamenti fra i vagoni sono bilanciati perché la forza motrice non è concentrata tutta nella carrozza di testa ma spalmata su tutto il convoglio. In più, c’è un dispositivo in grado di sganciare la testa del treno se questa dovesse deragliare. Esattamente quello che è avvenuto sul AV 9595 a Ospedaletto Lodigiano. Mentre il Freccia viaggiava a 300 orari, lui e soltanto lui perché nessun essere umano può avere riflessi tanto fulminei, si è accorto che la prima carrozza aveva messo le ruote fuori strada e l’ha sganciata evitando che si portasse dietro le altre.

Se fosse stato in un punto diverso e senza il formidabile dispositivo tutto il treno sarebbe deragliato alla massima velocità portando morte e distruzione. Ve lo immaginate un ETR 400, che può avere anche la configurazione doppia a 16 carrozze, cosa avrebbe combinato con i vagoni tutti fuori dai binari a 300 all’ora? Sarebbe stato in grado di mettere a soqquadro un intera cittadina con le carrozze trasformate in proiettili impazziti. Come ha scritto ieri il professor Andrea Giuricin su Il Messaggero, qualsiasi oggetto realizzato dall’uomo e dall’uomo gestito non prevede il “rischio zero”.

È noto a tutti che il treno ad alta velocità è in assoluto il mezzo più sicuro e quelli italiani sono fra i più sicuri in assoluto, tanto che la nostra Trenitalia è state scelta per svolgere il servizio anche in Grecia e Spagna.

Non è possibile però pretendere “zero incidenti”, una meta verso la quale ci si può solo avvinare. Sarebbe come pretendere che gli aerei non cadano più in ogni caso. I treni AV passano gran parte del loro tempo a 300 km/h, è come volare. E ogni giorno ne girano centinaia in tutta Europa. Macchine perfette, ma l’imponderabile è sempre dietro l’angolo.

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