Ubriaco e drogato investì un operaio, condannato a 5 anni

Travolse il 49enne Francesco Florio sul Gra
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Sabato 8 Febbraio 2020, 15:50 - Ultimo aggiornamento: 7 Giugno, 20:21
L’alcol e la cocaina, un problema psichiatrico e la patente in tasca. Pietro R., un cinquantenne dell’area Flaminia, il primo aprile di due anni nel piombare con l’auto su un cantiere del Gra aveva falciato e ucciso un operaio, Francesco Florio, un paio di anni più giovane di lui. L’omicidio stradale e poi la fuga. «Sono del clan Spada, domani siete morti», aveva minacciato poi chi lo ha arrestato, mentendo sulla parentela con la famiglia sinti. Ieri la sentenza a conclusione di un rito abbreviato: cinque anni e un mese di carcere per la morte dell’operaio e altri 6 mesi per la resistenza al pubblico ufficiale. A breve potrà contare sull’affidamento in prova in una comunità. Il pm Barbara Zuin, titolare dell’indagine, e il collega Alberto Pioletti, che ha ricostruito l’accusa in aula, partivano da una pena base di 12 anni. Subito dopo il fermo non aveva saputo riferire nulla sull’incidente: «Ho il vuoto sullo schianto. Ricordo solo che in mattinata avevo bevuto quattro birre», aveva riferito agli investigatori. Il resto, ossia la positività alla cocaina, è emerso poi con gli esami successivi.

All’automobilista, con un passato di gravi problemi di dipendenza e un recente Tso per problemi psichiatrici, nessuno aveva ritirato la patente.
Lo psichiatra Fabrizio Iecher, incaricato dal giudice per le indagini preliminari Roberto Saulino, nella sua consulenza aveva escluso però, nonostante gli abusi e i disagi, «un vizio di mente totale o parziale di mente». «Suscita perplessità la circostanza che nonostante l’abuso di cocaina, nonché di alcol e cannabis ed il conseguente Tso subito un anno prima, l’indagato fosse ancora in possesso della patente di guida». Erano stati proprio i difensori dell’imputato, gli avvocati Paolo Barone e Pier Francesco Mazzini, a sollecitare una perizia per evidenziare l’eventuale dipendenza cronica o comunque l’incapacità al momento del fatto. L’investimento si era verificato sul Gra in direzione via Tuscolana. La circolazione era stata ristretta a un senso di marcia a causa della presenza di un cantiere stradale per il rifacimento del manto. Ignorando la segnaletica l’automobilista, invece, aveva proseguito dritto centrando l’operaio «senza lasciare impressa - scriveranno gli inquirenti - sul piano viabile nessuna traccia di frenatura». All’imputato sono state riconosciute le attenuanti generiche.
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