Virus, primo caso italiano: ecco perché l'unico contagio possibile è la paura

Virus, primo caso italiano: ecco perché non dobbiamo avere paura
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 7 Febbraio 2020, 12:24 - Ultimo aggiornamento: 16:14

C’è il primo italiano contagiato dal coronavirus di Wuhan, ricoverato in isolamento allo Spallanzani di Roma. Significa che deve aumentare la preoccupazione? Il virus 2019-nCoV che in Asia ha già fatto 636 vittime con oltre 31mila contagiati è arrivato tra noi? No, perché l’uomo non è stato contagiato in Italia ma a Wuhan. Saranno aumentate le misure di sicurezza? Sì, ma i cambiamenti riguarderanno soprattutto porti e aeroporti.

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Ad oggi la trasmissione da uomo a uomo in Italia non è mai avvenuta, si registrano casi in Germania di contagio in Europa, ma sempre riferiti a persone che tornavano da un viaggio in Cina. Non solo: il caso dei due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani dimostra che il contagio non è automatico perché tutte le persone con cui la coppia ha avuto contatti, dall’autista ai compagni di viaggio, non sono risultati positivi al test. Dunque, l’italiano è stato contagiato a Wuhan e, dalle prime verifiche (ma i test saranno ripetuti ciclicamente), nessuno degli altri 55 italiani rimpatriati sull’aereo con lui e con lui isolati alla Cecchignola, risultano positivi. Il caso dell’italiano - un giovane emiliano - però ci dice un’altra cosa che nasconde delle insidie. Prima di salire sull’aereo a tutti era stata misurata la febbre e lui non aveva alcun sintomo. Significa che gli scanner che misurano in automatico la temperatura a tutti i passeggeri negli aeroporti italiani sono utili, perché possono intercettare casi sospetti, ma non infallibili, perché io posso essere stato contagiato ma ancora non ho sintomi della malattia, che possono emergere successivamente. Più passa il tempo, comunque, con i voli Italia-Cina sospesi, più queste probabilità si riducono perché il periodo di incubazione è ipotizzato in due settimane circa, e ormai dalle zone del contagio non arriva più nessuno. Non arriva nessuno neppure in realtà da tutta la Cina, o più correttamente arriva solo chi fa triangolazioni, ma tagliando drasticamente il flusso in proporzione si riducono le probabilità.



Cosa potrebbe cambiare? Probabile che si decida un periodo di quarantena per chiunque sia stato in Cina negli ultimi quattordici giorni, che sia italiano o cinese poco importa. Ma ad oggi ciò che conta e che deve essere chiare per evitare di ingigantire un problema che comunque esiste è che il primo italiano contagiato non è il primo caso di un contagio in Italia.
 

 
 

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