Isis, per la prima volta in aula il “lupo solitario”: ecco cosa è successo

Isis, per la prima volta in aula il “lupo solitario”: ecco cosa è successo
di Teodora Poeta
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Martedì 4 Febbraio 2020, 09:10
Al via, ieri a Teramo, il processo in Corte d’Assise al 24enne egiziano Issam Shalabi ritenuto un “lupo solitario” dell’Isis, arrestato a novembre del 2018 in un blitz dei Nocs a Milano, città dove si era trasferito dopo aver vissuto per un periodo a Colonnella. Shalabi, assistito dall’avvocato Alessandro Pinnini, è stato presente in aula con accanto un’interprete. La sua difesa non ha presentato alcuna lista testimoniale, mentre l’accusa (la competenza del reato è della Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila, ndr) ha chiesto anche l’esame dell’imputato se lui si vorrà sottoporre.

Già disposta dalla Corte dei giudici la perizia per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche e di tutte le conversazioni, anche quelle in carcere, il cui incarico verrà conferito il prossimo 2 marzo quando si inizierà a sentire i primi testi dell’accusa. Si tratta di un processo basato interamente sulle intercettazioni fatte dagli investigatori, che hanno portati gli inquirenti a ritenere Shalabi un “lupo solitario” dell’Isis. «Sono pronto a combattere e a fare la guerra». Sono queste le parole che proprio gli investigatori hanno sentito dire al 24enne, all’epoca residente a Colonnella (motivo per cui il processo si svolge a Teramo), dipendente di una ditta che aveva in appalto le pulizie al McDonald’s. Ma lui ha sempre negato di avere contatti con l’Isis nonostante le analisi investigative che avrebbero consentito di accertare la sua pericolosità quando si definiva con altri un “lupo solitario” e si vantava di aver ricevuto un addestramento militare molto approfondito. Ecco perché l’arresto nell’abitazione dove si era poi trasferito a Milano e dove aveva trovato un lavoro in nero in un’azienda per la bitumazione stradale.

Nei suoi confronti le accuse sono pesantissime: associazione con finalità di terrorismo internazionale e istigazione e apologia del terrorismo. In fase di indagini è stato anche intercettato in carcere mentre era a colloquio con il padre. Per gli inquirenti sarebbe stato addirittura sventato un atto terroristico perché, così come fu spiegato il giorno del suo arresto, il 24enne è considerato «una figura di grandissimo spessore, soggetto accreditato presso l’Is, in contatto diretto e autorizzato a disporre di comunicazioni che arrivano dal comando del sedicente Stato islamico». Shalabi è considerato davvero un “lupo solitario” che lavorava in Rete per diffondere i messaggi. A suo carico sono stati recuperati già all’epoca decine di file audio scaricati dal giovane: inni jihadisti e sermoni di imam radicali prodotti dall’apparato mediatico dell’Isis in cui si esalta il martirio e si ribadiva l’odio nei confronti dell’occidente. Per tutto questo il 24enne utilizzava Telegram, ma anche altri canali che lui, però, ha cercato di giustificare in altro modo.
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