Cibo, gli sprechi valgono 15 miliardi l'anno: buttati 36 kg di alimenti a testa

Cibo, gli sprechi valgono 15 miliardi l'anno: buttati 36 kg di alimenti a testa
di Francesco Malfetano
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Lunedì 3 Febbraio 2020, 21:28 - Ultimo aggiornamento: 21:33
Quasi cinque euro. È quanto, ogni settimana, viene gettato nella spazzatura da ogni cittadino italiano. Nonostante la crescente attenzione, lungo la Penisola lo spreco alimentare resta un problema molto grave con oltre 2 milioni di tonnellate di cibo sprecate ogni anno. Vale a dire 36,5 kg di alimenti pro capite, soprattutto frutta, verdura, latte e formaggi, per un valore totale di circa 12 miliardi di euro che diventano addirittura 15 miliardi considerando anche degli sprechi della filiera produttiva.

In particolare nell’ultimo anno secondo i dati raccolti da Waste Watcher, il primo Osservatorio nazionale sugli sprechi nato su iniziativa dell’associazione Last Minute Market, i cittadini del Nord si confermano più attenti nella gestione del cibo facendo finire nei bidoni dell’umido “solo” 4,7 euro a settimana. Gli abitanti della porzione centrale del Paese invece fanno un po’ peggio (4,9 euro pro capite), ma comunque meglio di chi vive a Sud e nelle Isole dove la spesa sprecata settimanalmente da ciascuno vale 5,15 euro. Un dato significativo se si pensa che il Meridione è anche l’angolo di Italia dove si registra il maggior tasso di obesità (1 giovane su 3 è in sovrappeso) e soprattutto dove si trovano le regioni con il Pil più basso (circa 19mila euro di media contro i quasi 35mila del Nord).

Il problema quindi sembrerebbe essere culturale oltre che sociale ed economico e come tale andrebbe trattato alzando ancora l’asticella dell’attenzione sulla questione. Proprio per questo domani, 5 febbraio, si terrà la settima edizione della giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare promossa dalla campagna Spreco Zero che, a Roma, nel corso della conferenza “Stop food waste, feed the planet” presenterà, con il patrocinio dei Ministeri dell'Ambiente, della Salute e degli Affari Esteri, i dati del Rapporto Waste Watcher 2020. Tuttavia, in realtà, dei passi in avanti sono già stati compiuti. Ad esempi mentre nel 2014 un italiano su 2 dichiarava di gettare del cibo ogni giorno, lo scorso anno solo l’1% dei cittadini del Belpaese affermava di fare lo stesso. L’anima “sostenibile” dell’Italia in pratica, sarebbe stata toccata da anni di campagne di sensibilizzazione al punto che ora il 68 per cento degli italiani sostiene che l’ultimo decennio sia stato decisivo per approcciare la gestione del cibo in modo più consapevole. In particolare, nonostante la differente gestione della spesa alimentare separi ancora nettamente Nord e Sud, ad aver migliorato di più il proprio rapporto con gli sprechi sono stati proprio i meridionali che, in 7 casi su 10, ritengono di aver aumentato la propria attenzione sul tema.

«La sensibilizzazione dell’ultimo decennio in tema di spreco alimentare inizia a dare i suoi frutti - spiega Andrea Segré, promotore della campagna Spreco Zero e fondatore del programma Last Minute Market - i prossimi dieci saranno però decisivi. Servono strumenti concreti per sostenere una svolta culturale che deve partire dai banchi di scuola alimentando la coscienza ecologica della generazione Z, quella della giovane Greta Thunberg che ci ha messo con forza di fronte alle priorità del pianeta».

Serve in pratica educare le persone non solo ad una più corretta gestione dei propri frigoriferi ma soprattutto a fare la spesa in maniera più consapevole. I cibi che più spesso finiscono nella spazzatura infatti, anche per ovvie ragioni di conservazione, sono quelli fresco. Frutta, verdura, latte e formaggi infatti, sono potenzialmente deperibili con più facilità. Tuttavia secondo la maggioranza degli intervistati da Waste Watcher, il più delle volte l’eccedenza non è legata a cattive abitudini di conservazione ma di consumo. Per il 73% degli italiani dietro alle tonnellate di cibo gettate via ogni anno ci sarebbe la cattiva abitudine di cucinare troppo e soprattutto di acquistare più del necessario. Il desiderio di sfruttare le mitiche offerte 2 per 3 sempre più comuni nei supermercati oppure di approfittare dei “vantaggiosi” formato famiglia finisce per farci portare a casa più di quanto possiamo smaltire.
 
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