È il risultato di un'elaborazione dei dati disaggregati forniti dall'ente previdenziale, riferiti al 2019, fatta da Domenico Della Porta, referente Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri) per l'Inali, presentata oggi a Venezia al convegno 'La violenza sugli operatori sanitarì.
«Il dato, pur parziale e ancora non ufficiale, appare in crescita rispetto agli anni scorsi», commenta il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, precisando che «questo numero si riferisce solo alle aggressioni contro il personale dipendente, avvenute dunque per la maggior parte negli ospedali. Viene quindi tagliato fuori tutto un mondo di colleghi, tra cui quelli della continuità assistenziale, che sono facilmente esposti al rischio di subire violenza. Inoltre, in molti non denunciano l'infortunio all'Inail per una sorta di reticenza a portare alla luce inadeguatezze strutturali, o perché sotto choc, o ancora per non interrompere il turno di lavoro. Gli episodi reali sono quindi molti di più».
Sempre secondo l'elaborazione di Della Porta, sono 1.850 le aggressioni denunciate all'Inail e avvenute nel 2019 contro operatori sanitari e sociali; il 71% delle vittime è donna. È pari a 7.400, infine, il numero complessivo degli infortuni codificati come aggressioni, prendendo in considerazione tutte le categorie professionali e tutte le modalità. Il 57% è avvenuto per mano di aggressori esterni all'ambiente di lavoro, il 13% a opera di colleghi o datori di lavoro, il 30% da parte di animali. È questo il dato di partenza dal quale sono state ricavate le stime per la sanità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA