Coronavirus, voli e porti: controlli di massa. Borrelli: «Misureremo la febbre a tutti»

Coronavirus, voli e porti: controlli di massa. Borrelli: «Misureremo la febbre a tutti»
di Mauro Evangelisti
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Domenica 2 Febbraio 2020, 00:21 - Ultimo aggiornamento: 18:54

«Non chiuderemo le frontiere» dice Angelo Borrelli, capo della Protezione civile e commissario per l’emergenza del coronavirus, che comunque esclude controlli massicci su treni e auto. Si punta su altro. Misurazione della temperatura in automatico a tutti i passeggeri che sbarcano negli aeroporti italiani, con strumenti speciali che già sono usati da anni in alcuni scali asiatici. In questo modo, si potrà intercettare anche un viaggiatore che arriva dalla Cina, ma con un volo di connessione. E da domani via ai voli speciali, gestiti dalle compagnie aeree cinesi, per riportare a casa i turisti bloccati in Italia dopo lo stop ai collegamenti da Fiumicino e Malpensa. Ecco, in sintesi, alcuni dei provvedimenti della task force sul coronavirus dopo la dichiarazione dello stato d’emergenza.

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Quali sono le decisioni principali prese in queste ore?
«Prima di tutto abbiamo avuto la conferma che lunedì atterreranno a Pratica di Mare i 67 italiani che hanno scelto di rientrare dalla zona della regione di Hubei, chiusa dal governo cinese. Saranno ospitati alla caserma della Cecchignola. Stiamo lavorando insieme all’Unità di crisi della Farnesina, all’Enac, alle Forze armate».
Dopo la decisione del governo italiano di bloccare tutti i voli dalla e per la Cina, si stima vi siano almeno 500 connazionali che non sanno come rientrare anche dalle zone non isolate, come le città di Shanghai e Pechino.
«I numeri sono variabili, li stiamo valutando. L’idea è di organizzare dei voli che consentano all’andata agli italiani di tornare e al ritorno ai cinesi fermi in Italia di raggiungere il loro Paese».

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Quindi ci sarà una deroga al blocco dei voli?
«In protezione civile non parliamo mai di deroghe. Sono voli che organizziamo, a partire dal 3 febbraio, con le compagnie cinesi che normalmente gestivano queste rotte. Non saranno a carico dello Stato italiano. Il piano prevede di averne già cinque il primo giorno. Nel contempo questi voli, che stiamo preparando in accordo con le autorità cinesi, prevederanno anche il trasporto di merci utili in Cina, a partire da materiale medico e kit per le analisi».
Avere bloccato i voli all’improvviso, impedendo i rientri in Cina, non ha causato un effetto boomerang? Abbiamo migliaia di turisti cinesi in giro per Roma o accampati a Fiumicino.
«Al momento non ci sono persone ferme in aeroporto. Le spiego: la sera di venerdì abbiamo messo a disposizione 420 brandine all’aeroporto di Fiumicino per i passeggeri cinesi che non sono potuti partire. Di questi, però, solo in 15 hanno deciso di utilizzarle, gli altri hanno trovato posto negli hotel. Ma anche quei 15 sono poi diventati 9, perché alcuni passeggeri si sono organizzati autonomamente e sono riusciti a trovare un volo in connessione per Cina».
Il ricorso ai voli con scalo - da Roma vado a Doha, Dubai o Bangkok e poi da quelle città prendo un altro volo che mi porta in Cina - risolve una parte del problema dei turisti cinesi bloccati. Però ne causa un altro: malgrado lo stop ai voli da tutti gli aeroporti cinesi, ogni giorno possono arrivare passeggeri da Pechino o Shanghai semplicemente con una connessione intermedia.
«Stiamo pensando anche a queste condizioni di rischio affinando la metodologia. Vogliamo ricorrere a uno strumento, un termoscanner automatico, che misuri la temperatura in tempo reale non solo ai passeggeri di un determinato volo, ma a chiunque esca dall’area arrivi. Ci vorrà un po’, nel frattempo ci affideremo ai metodi tradizionali, misurando la febbre sui voli che potenzialmente sono la conclusione di una connessione dalla Cina. Sono 250 circa, ogni giorno, quelli con queste caratteristiche».
In attesa dei voli speciali resta il problema dei viaggiatori cinesi bloccati a Roma.
«Nessuno vuole tenerli prigionieri. Per questo ci stiamo dando da fare per organizzare il loro rientro. Tenendo comunque conto che una parte, come detto, sta ricorrendo a viaggi con connessione».
Quali altre misure prenderete?
«Saranno aumentate anche le misure di sicurezza ai porti. Ma non c’è oggi in Europa e in Italia una condizione che possa far ipotizzare una chiusura delle frontiere. Sarebbe assurdo».
Perché volete requisire gli hotel?
«Probabilmente non sarà necessario, ma è un’opzione che l’ordinanza deve prevedere in caso di necessità. Allo stesso tempo gli ospedali specializzati per questa tipologia di emergenza, come lo Spallanzani di Roma e il Sacco di Milano, hanno posti sufficienti. E in altre regioni esistono centri di eccellenza, ad esempio in Emilia-Romagna. Se servisse, potremmo reperire posti letto anche in altri ospedali. Il sistema sta tenendo, la risposta dell’Italia è stata tempestiva. E anche in Cina è stato previsto un sistema di isolamento dell’epicentro del contagio utile a limitare la diffusione del contagio».
 

 

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