Coronavirus, 304 morti: nuovo record di contagi (12.000), Cina isolata dal resto del mondo

Coronavirus, 304 morti: nuovo record di contagi (12.000), Cina isolata dal resto del mondo
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Sabato 1 Febbraio 2020, 19:56 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 01:01

Nuovo recordo di contagi del coronavirus: quasi 12 mila malati e 304 morti. E la Cina si ritrova messa in quarantena dal resto della comunità internazionale. L'Italia, dopo avere interrotto i voli, ha sospeso anche la concessione dei visti dal Paese asiatico, che è sempre più isolato. Nuovi Stati giorno dopo giorno si aggiungono alla lista di chi chiude le frontiere o interrompe i collegamenti diretti per paura che l'epidemia si diffonda all'estero. Venerdì, secondo i dati ufficiali resi noti dalla Commissione sanitaria nazionale cinese, è stato il giorno che ha registrato il bollettino più grave dall'inizio dell'emergenza sanitaria: 46 i morti e 2.102 i nuovi casi confermati.

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Il rischio, ha ammonito il sindaco di Huanggang, città della regione dell'Hubei poco distante dall'epicentro dell'epidemia Wuhan, è che tra domenica e lunedì ci possa essere un significativo aumento dei contagi. Il numero delle nuove infezioni, seppure con dimensioni e ritmi inferiori, cresce anche fuori dalla Cina. Tra i Paesi più colpiti c'è il vicino Giappone, dove i casi conclamati sono ormai saliti a venti.

 



Negli Stati Uniti i malati sono diventati otto. Dopo gli Usa, anche l'Australia ha deciso di bloccare per i prossimi 15 giorni l'ingresso nel Paese agli stranieri non residenti in arrivo dalla Cina. Il Vietnam ha sospeso tutti i voli in ingresso e in uscita verso il vicino asiatico. Nei giorni scorsi, altri Paesi tra cui Russia, Giappone, Pakistan e la stessa Italia avevano annunciato analoghe restrizioni ai viaggi o addirittura la chiusura delle frontiere. All'interno della Cina, i viaggi in treno sono calati del 78,5% rispetto a un anno fa.

I blocchi nei trasporti, come effetto collaterale, rischiano di creare ostacoli anche all'azione cinese per contenere la diffusione del virus. Mancano attrezzature e materiale sanitario, in particolare mascherine, tute e guanti. Un'emergenza che ha spinto il premier di Pechino Li Keqiang a telefonare alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per chiederle di aiutare e favorire gli approvvigionamenti di forniture mediche più urgenti dai Paesi dell'Unione.

 
 


Come prima risposta, gli Stati europei hanno mobilitato dodici tonnellate di equipaggiamento, già in viaggio verso il Paese asiatico. Diversi produttori di maschere per uso medico hanno anche ripreso la produzione in Cina, nonostante numerose province abbiano ritardato il ritorno alle attività per limitare i rischi di contagio. Intanto proseguono i rimpatri di emergenza, in un senso e nell'altro.

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La Gran Bretagna ha deciso di richiamare una parte del personale diplomatico della sua ambasciata e dei suoi consolati. Aerei militari di Mosca hanno iniziato ad evacuare i cittadini russi mentre gli australiani ancora bloccati a Wuhan saranno rimpatriati lunedì, come gli italiani. Parallelamente, anche Pechino ha avviato il suo piano di rimpatri per i propri cittadini residenti nella provincia epicentro del coronavirus e che si trovano bloccati all'estero. Ad aggiungere preoccupazione, come se non bastasse, è ritornato anche lo spettro dell'influenza aviaria. Le autorità cinesi hanno annunciato di avere registrato diverse migliaia di casi di virus H5N1 nella provincia dell'Hunan, confinante con quella dell'Hubei. Circa 4.500 i polli infettati, 20.000 quelli abbattuti dopo la conferma del contagio. 

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