Coronavirus, la rivincita della scienza: nell’emergenza torna a guadagnarsi la fiducia dei cittadini

Coronavirus, la rivincita della scienza: nell’emergenza torna a guadagnarsi la fiducia dei cittadini
di Elena Cattaneo *
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Domenica 2 Febbraio 2020, 19:16 - Ultimo aggiornamento: 19:20
Ieri Ebola, Zika, H1N1, SARS. Oggi il coronavirus di Wuhan. Seppur con caratteristiche differenti, il mondo ciclicamente si trova ad affrontare emergenze di tipo sanitario. La scienza è l'unico strumento conoscitivo in grado di descrivere il fenomeno contagio, ricercandone origini, effetti e - quel che tutti desiderano - la cura, il vaccino.

Non ci sono credenze, opinioni, approcci alternativi che tengano. Ci sono i virus, c'è la biologia, la clinica, la ricerca, la statistica, l'immunologia, l'epidemiologia. Un insieme di saperi che in tempi di emergenza tutti si affannano a tenere in gran conto, salvo poi in tempi ordinari darli per scontati, degradati al pari dell'oroscopo, dell'omeopatia, delle pozioni biodinamiche, di ogni dieta salutista che gratifichi l'ego personale e sociale di ciascuno. In tempo di pace mille pensosi distinguo, critiche, manifestazioni; alle prime morti in Italia per meningite, tutti in fila alla Asl, invocando il vaccino. In tempo di pace minacce di morte ai ricercatori per la sperimentazione sui macachi, incursioni notturne negli stabulari delle università, sentenze (come quella recente del Consiglio di Stato sul caso dei macachi) che ignorano le regole sperimentali della ricerca, legislazione nazionale che pone gli studiosi italiani in uno stato di minorità rispetto ai colleghi europei; in tempi di epidemia tutti a chiedersi: ma quanto tempo ci vuole per questo vaccino?

Per essere preparati alle emergenze, dovremmo cominciare con l'essere in grado di coltivare il sapere biomedico, la ricerca, la conoscenza in tempo di pace. Come paese siamo avvantaggiati, abbiamo intelligenze, capacità e uno straordinario sistema sanitario universale. È nostro dovere difenderlo e riporvi fiducia.

Era il 2014 quando, durante l'epidemia di Ebola, scoprimmo con orgoglio che a produrre uno dei due vaccini approvati era stata una piccola biotech italiana, la Okairos, con sede all'IRBM di Pomezia e al CEIN-GE di Napoli. Nella fase iniziale di sperimentazione furono utilizzati roditori e primati, vaccinati e poi inoculati con l'Ebola: sopravvissero tutti. Un successo per la ricerca biomedica, per gli animali e soprattutto per i malati. Le attuali strategie in studio per silenziare geni mutati in alcune malattie neurodegenerative sono frutto di molta, indispensabile, insostituibile, sperimentazione animale. Tutti i nostri farmaci, per la nostra sicurezza, sono sperimentati su animali: sarebbe opportuno specificarlo sui foglietti illustrativi, così che chi è contrario alla sperimentazione animale possa consapevolmente rifiutare di curarsi.

Il metodo scientifico è chiaro e condiviso; quello necessario a guadagnare la fiducia dei cittadini, invece, va costruito di volta in volta. Non vi è nulla nella scienza che non possa essere spiegato a un cittadino, ma è responsabilità degli scienziati raccontare e rendere comprensibili i dati scientifici in una realtà in continuo mutamento. I mesi trascorsi a discutere su validità, sicurezza e necessità dei vaccini, ad esempio, hanno visto tanti studiosi giocare un ruolo di primo piano, dimostrando che, quando la scienza viene spiegata, prevale su ciarlataneria e superstizione.

Fiducia è la parola chiave. Fiducia tra stati, organizzazioni, istituzioni, media, studiosi e cittadini. Questa fiducia si alimenta non nascondendo nulla di quel che accade, ma al contempo assumendosi la responsabilità di non esasperare - per click, interesse, controllo sociale o pura incoscienza - le paure innate presenti in ciascuno di noi.
* Docente alla Statale di Milano e senatrice a vita
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