​Silvio Garattini

Noi e la pandemia/ Guida anti-panico con alcune certezze

di ​Silvio Garattini
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Sabato 1 Febbraio 2020, 00:10
Il primo dicembre del 2019 si è verificato in Cina, a Wuhan, una città di oltre 10 milioni di abitanti, il primo caso di una infezione indotta da un virus che è stato in seguito classificato con il nome di coronavirus. Solo dopo un mese il governo cinese ha avvisato l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, dell’infezione, mettendo poi a disposizione di tutti le caratteristiche per individuare il virus attraverso un test diagnostico.

Intanto il virus si è diffuso in Cina, poi in Asia e come atteso anche in Europa seppure in un numero molto limitato di casi. La sintomatologia dei contagiati dal virus sembra essere quella di una grave influenza con mal di gola, tosse, febbre e nei casi più gravi broncopolmonite. Non esiste una terapia specifica ,ma solo sintomatica ,anche se sembra che sia possibile mettere a punto per una serie di coincidenze un vaccino in tempi più brevi di quelli solitamente impiegati.

Conosciamo molte cose sul virus anche se esistono dubbi sull’origine del primo caso. L’ipotesi più accreditata è quella di un’origine animale, forse dal pipistrello, dove il virus in discussione avrebbe subito una mutazione capace di rendere il virus contagioso per l’uomo attraverso un recettore detto ACE-2 che ne permetterebbe l’ingresso nelle cellule. Sappiamo inoltre, sulla base dell’infezione cinese, che il virus non è particolarmente contagioso perché ogni persona con sintomi può contagiarne circa altre due durante il tempo di incubazione calcolato in circa 8-10 giorni. 

Per avere un confronto si può ricordare che un portatore del virus del morbillo ne può contagiare almeno dieci. Il contagio del coronavirus avviene per via orale attraverso le goccioline di saliva dovute alla tosse ed agli starnuti. La mortalità è stata calcolata in circa il 3 per cento sulla base dei ricoverati in ospedale, ma si tratta probabilmente di una sovrastima considerando che molti casi con sintomi lievi non sono stati contabilizzati nel numero dei contagiati. 

Ieri l’ Oms ha lanciato un allarme globale, un atto dovuto considerando la diffusione dell’infezione in più continenti. Tuttavia si può dire che dopo il primo periodo in cui il governo cinese è stato poco trasparente, in seguito ha messo in atto una serie di misure drastiche capaci certamente di controllare e si spera rallentare la velocità del contagio.

Anche in Italia è arrivato il virus attraverso due turisti cinesi per cui è stato subito fatta la diagnosi trovando assolutamente preparate le nostre strutture del Servizio sanitario nazionale. Infatti già all’inizio di gennaio era stato preparato un protocollo riguardante tutti i punti critici di un efficace sistema di prevenzione e protezione. 
Sono stati bloccati i voli dalla Cina e sono stati istituiti controlli agli aereoporti ed in altri punti di sbarco di turisti o di altre persone provenienti dalla Cina. Si controlla la temperatura corporea, un buon parametro per procedere poi ad altre indagini. Si provvederà al trasporto degli italiani che non vogliono rimanere in Cina provvedendo ad una quarantena che nel caso del coronavirus è stato fissato a 14 giorni, tempo più che sufficiente per perdere la capacità di contagio.

I due cinesi sono stati ricoverati a Roma all’Istituto “Spallanzani”, un centro di eccellenza per le malattie infettive. Si provvederà inoltre a sottoporre ad un controllo i turisti cinesi del gruppo a cui appartenevano i due infettati e così via. In altre parole non credo si possa fare molto di più. 

Le due domande che vengono poste più frequentemente dagli italiani è: «Dobbiamo avere paura?» e «Cosa dobbiamo fare?». La risposta è che non dobbiamo far nulla di particolare se non seguire le regole igieniche, come il lavarsi le mani e anche in vista della presenza dell’influenza, evitare se possibile i grandi affollamenti.
Occorre infine considerare che lo sviluppo del contagio in Cina è molto diverso da ciò che può avvenire in Italia. Nelle grandi città cinesi c’è una grande densità di popolazione che facilita il contagio a differenza dell’Italia; c’è poi un terribile smog che facilita la trasmissione del contagio; il sistema terapeutico cinese è ancora molto basato sulla medicina cinese che non è certo legata all’evidenza scientifica. E poi in Italia abbiamo tutto ciò che è necessario per le cure, inclusa la presenza diffusa di apparecchiature che permettono di superare periodi di grave insufficienza della funzione respiratoria. Perciò dobbiamo evitare che si diffonda una psicosi nella speranza che in Cina tutto ritorni presto alla normalità.
 
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