Vetrina rotta, svastica e frasi razziste sulla vetrina di un bar gestito da una ragazza marocchina

Vetrina rotta, svastica e frasi razziste sulla vetrina di un bar gestito da una ragazza marocchina
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Lunedì 27 Gennaio 2020, 15:10 - Ultimo aggiornamento: 18:13

Segnali inquietanti, rigurgiti di antisemitismo, manifestazioni di spregio contro le vittime della Shoah e di razzismo. Negli ultimi giorni si sono moltiplicati episodi di questo genere in Italia. L'ultimo in ordine di tempo è avvenuto la scorsa notte nel Bresciano, dove è stata sfondata una vetrina e sul pavimento è stata lasciata una scritta: «t.. negra» con accanto una svastica disegnata al contrario e una croce celtica. È accaduto in un bar di Rezzato, gestito da una ragazza italiana di origini marocchine. Ora la donna, 36 anni, Madiha Khtibari ha paura: «Non so se riaprirò il bar. Sono spaventata e turbata. Mi ha colpito che nessuno negli appartamenti vicini abbia sentito i rumori e denunciato».

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«Spesso ricevevo apprezzamenti insistenti dai clienti e anche minacce verbali - racconta -. Per questo preferivo sempre farmi accompagnare all'apertura e alla chiusura del bar». Sulla vicenda indagano le forze dell'ordine, così come a Calolziocorte, in provincia di Lecco, dove una copia de «La Lettera agli Ebrei» è stata strappata e lasciata a pezzi per terra ieri, alla vigilia della celebrazione del Giorno della Memoria, nell'area dello storico complesso conventuale del Lavello. Tra i tanti volumi presenti nella cassetta del book crossing, è stata presa solo «La Lettera agli Ebrei» di San Paolo, un libro del nuovo Testamento, ma il titolo potrebbe avere indotto a compiere un atto di spregio contro le vittime della Shoah. Parole di condanna sono giunte unanimi e immediate, anche durante i momenti di celebrazione che hanno visto il coinvolgimento degli studenti della zona.

Atto deplorevole anche a Guastalla, nella Bassa Reggiana, alla vigilia della Giornata della Memoria. Una pietra d'inciampo - dedicata ad Aldo Munari, militare che fu internato in Germania - è stata danneggiata, forse con colpi di piccone, davanti a quella che fu la sua abitazione, in aperta campagna nella frazione di San Rocco. Istoreco (istituto reggiano per la storia della resistenza) che aveva posato la pietra il 12 gennaio 2018, ha fatto sapere che sostituirà il manufatto che ricorda il militare catturato in Croazia e morto a Colonia nel 1944, all'età di 29 anni. A scoprire il danno è stato un cittadino che ha sporto denuncia ai carabinieri: «Un evento deplorevole, un'azione vergognosa e indecente», il suo commento. Prima ancora, l'episodio in provincia di Cuneo. «L'episodio di Mondovì, come altri di questo genere, sono un buco nero nei valori sui quali la società tutta dovrebbe essere fondata». A dirlo, nel suo intervento alla cerimonia per il Giorno della memoria, è stata la sindaca di Torino Chiara Appendino, a proposito della scritta «juden hier» tracciata sulla porta di casa del figlio di Lidia Beccaria Rolfi, partigiana sopravvissuta ai campi di sterminio.

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