Omicidio Luca Sacchi, il killer: «Rito abbreviato oppure ricorso alla Consulta»

Omicidio Luca Sacchi, il killer: «Rito abbreviato oppure ricorso alla Consulta»
di Michela Allegri
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Domenica 26 Gennaio 2020, 00:23 - Ultimo aggiornamento: 13:09

Dal giorno dell’omicidio alla richiesta di processo sono passati solo tre mesi. E anche la prima udienza è stata fissata con urgenza: il 31 marzo i killer di Luca Sacchi - Valerio Del Grosso, Paolo Pirino e Marcello De Propris - saranno sul banco degli imputati davanti alla Corte d’assise di Roma. Insieme a loro ci saranno anche la fidanzata della vittima, Anastasia Kylemnyk, e Giovanni Princi, accusati di avere intavolato una trattativa - finita nel sangue - per la compravendita di 15 chili di erba con i pusher di San Basilio finiti a processo per omicidio premeditato e rapina. Ma i tempi in aula potrebbero dilatarsi.


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Perché Del Grosso, che la sera del 23 ottobre, davanti al pub John Cabot di Roma, ha sparato a Sacchi da distanza ravvicinatissima e che oggi si trova nel carcere di Regina Coeli, potrebbe chiedere di essere giudicato con rito abbreviato, puntando a ottenere uno sconto di pena. D’altronde ha confessato il delitto, dicendo però di avere ucciso Luca per sbaglio. Ma la riforma del processo penale, entrata in vigore nell’aprile dello scorso anno, non prevede questa possibilità: l’accesso al rito abbreviato è stato escludo per i delitti puniti con la pena dell’ergastolo. Ed è, ovviamente, il caso dell’omicidio premeditato.
 




LA QUESTIONE
La difesa non ha ancora preso una decisione, ma una delle possibilità è quella di chiedere comunque il rito alternativo e, in caso di rigetto, sollevare una questione di costituzionalità in relazione alla legge. A quel punto, se il Tribunale giudicherà ammissibile l’istanza della difesa, gli atti verrebbero inviati alla Consulta e il giudizio resterebbe sospeso fino alla pronuncia della Corte Costituzionale. Risultato: le udienze slitterebbero di mesi. I difensori di Del Grosso, gli avvocati Valerio Spigarelli e Alessandro Marcucci, prenderanno una decisione dopo avere preso visione degli atti del fascicolo, che domani verranno messi a disposizione degli imputati. Lo stesso ragionamento verrà fatto anche dal difensore di Pirino, l’avvocato Fabio Menichetti, ma in questo caso la situazione è differente: Pirino - che ha colpito Anastasia con una mazza da baseball per rubarle lo zaino piano di banconote - ha sempre dichiarato di non sapere che il suo “socio” avesse anche una pistola e respinge quindi l’accusa di omicidio. La procura non gli crede: secondo la pm Nadia Plastina, i due pusher sarebbero andati insieme a casa di De Propris - accusato pure lui di avere ucciso Sacchi - per prendere la calibro 38 del padre di lui, finito a processo con i giovani con l’accusa di detenzione di stupefacenti e di armi.
 
 



LA FIDANZATA
In aula ci sarà anche il confronto tra Anastasia e Princi. La fidanzata di Luca, secondo l’accusa, avrebbe partecipato alla trattativa per l’acquisto di erba intavolata da Giovanni Princi, amico di Sacchi, con Del Grosso e Pirino. Era della giovane ucraina lo zaino rubato dai pusher, che conteneva 70mila euro divisi in mazzette di banconote. E proprio quei soldi, secondo gli inquirenti, sarebbero il movente dell’omicidio.

DELITTO PREMEDITATO
Per chi indaga si tratta di un delitto premeditato, perché Del Grosso, dopo avere visto il denaro, aveva chiamato il suo fornitore, Marcello De Propris, e gli aveva detto: «Ma se io invece vengo a prendermi quella cosa che mi hai detto ieri e glieli levo tutti e settanta?», riferendosi alla pistola. Non sapeva che l’interlocutore fosse intercettato. Quella conversazione, captata dalla Polizia e dai Carabinieri, è per i magistrati una prova chiave: Del Grosso era andato a prendere l’arma ed era tornato davanti al pub in zona Appio Latino. Lì, Pirino aveva colpito Anastasia con una mazza da baseball e, quando Sacchi aveva reagito, il killer gli aveva sparato in testa. Anastasia e Princi hanno sempre negato la presenza di droga. E lei ha continuato a negare anche davanti al gip, il 4 dicembre scorso, dopo essere stata raggiunta dalla misura cautelare dell’obbligo di firma. Ha fornito una versione che, probabilmente, ribadirà in aula. La ragazza aveva raccontato che era stato Princi a consegnarle il denaro, dicendole di nasconderlo nello zaino. Aveva detto di non sapere che si trattasse di 70mila euro e che l’amico le aveva dato una busta di carta che lei non aveva mai aperto. Una versione che, secondo il gip, era «lacunosa» e poco credibile.
 

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