Una fabbrica di fatture false per vendere il carburante a prezzi stracciati, scoperta truffa da 100 milioni

Una fabbrica di fatture false per vendere il carburante a prezzi stracciati, scoperta truffa da 100 milioni
di Pierfederico Pernarella
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Venerdì 24 Gennaio 2020, 09:55 - Ultimo aggiornamento: 10:00
Una "fabbrica" di fattture false per frodare il Fisco e mettere sul mercato carburante a prezzi stracciati. E' la maxi truffa, con un anno all'Erario per circa 100 milioni di euro, scoperta dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Sora. 

Le indagini sono partite dopo il controllo su strada di un’autocisterna contenente prodotto petrolifero e hanno consentito di individuare un'organizzazione in Italia di una società ungherese, costituita a Budapest da un cittadino italiano, utilizzata come cartiera, con l'unico scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti. 

La sede operativa della società ungherese, però, si trovava a Roma: nell'ufficio lavorava solo un'impiegata con il compito di stampare le fatture. 

Il sistema funzionava così: le fatture emesse dalla individuata società cartiera, gravate di I.V.A., venivano regolarmente annotate in contabilità dalle società clienti, formalmente acquirenti del prodotto petrolifero che, in realtà, proveniva da un diverso soggetto economico, consentendo loro di dedurre costi e di detrarre l’I.V.A..

Per fornire un’apparenza di legalità al tutto, la società cliente della cartiera e destinataria delle fatture false, effettuava attraverso bonifico bancario il pagamento dell’operazione inesistente alla “cartiera”, il cui importo era gravato di IVA; la cartiera, però, non versava l’IVA all’Erario, annullando il debito dell’I.V.A. attraverso l’utilizzo di altre fatture relative ad operazioni inesistenti.

Questo schema truffaldino, spieganno dalla guardia di finanza di Frosinone, «ha consentito ai numerosi clienti della società cartiera di acquistare il prodotto petrolifero ad un prezzo concorrenziale, più basso rispetto a quello normalmente praticato, con effetti distorsivi delle regole del mercato, ma anche di generare un profitto illecito all’organizzatore della frode fiscale, quantificato in oltre 15 milioni di euro. Tali proventi, attraverso vari giroconti, venivano trasferiti di volta in volta su un conto corrente di un istituto di credito ubicato in Ungheria, al fine di farne perdere le tracce.

 Al termine delle investigazioni è stata quantificata un’I.V.A. evasa per oltre 100 milioni di euro, determinata dall’emissione e dall’utilizzo di fatture relative ad operazioni inesistenti per oltre 471 milioni di euro, mentre nei confronti della persona beneficiaria della frode è stato proposto il recupero a tassazione dei proventi illeciti per un ammontare di oltre 15 milioni di euro.

Inoltre, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Roma, che ha coordinato le indagini di polizia giudiziaria, 3 persone per utilizzo ed emissione di fatture false e autoriciclaggio. Si tratta di un cittadino italiano di 33 anni, originario della Campania, amministratore di fatto della società, e due prestanome, di cui uno di cittadinanza italiana - un cinquantottenne originario di Roma – e l’altro di cittadinanza slovena. 
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