Moda made in Ungheria, ad Altaroma torna il progetto “Creative District”

Rita Szilas_Courtesy of Press Office
di Gustavo Marco Cipolla
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Giovedì 23 Gennaio 2020, 19:52 - Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 00:56

Quinta edizione nella sezione Altaroma “In Town” per il progetto Creative District ideato da Antonio Falanga e Grazia Marino con la produzione e l’organizzazione di Spazio Margutta. Crocevia di incontro per la ricerca estetica e stilistica nella Capitale, l’iniziativa punta sull’innovazione sartoriale e sulla sperimentazione senza dimenticare la tradizione artigiana. L’appuntamento, diventato ormai un format, quest’anno si avvale della collaborazione dell’Ambasciata d’Ungheria in Italia nonché della Camera di commercio e dell’industria di Budapest (Budapesti Kereskedelmi és Iparkamara) al fine di promuovere l’internazionalizzazione della moda. Trampolino di lancio per stilisti e talenti emergenti, nei sontuosi saloni di Palazzo Falconieri in via Giulia, sede dell’Istituto Balassi e dell’Accademia ungherese a Roma, quattro le realtà creative che partecipano all’appuntamento “Made in Ungheria”. Le borse stravaganti di Rita Szilas sono molto più di un semplice accessorio, tra sagome che richiamano le forme degli animali e oggetti d’antan come le antiche macchine da scrivere.
 

 


Laureata in giurisprudenza, Szilas realizza camaleontici e variopinti pezzi unici che scavalcano i confini di genere e diventano vere e proprie opere d’arte da indossare. Con Pakamé, il cui nome deriva da Páncsity (Pa), Kata (Ka) e me (Mé), la designer Kata Páncsity mantiene costantemente viva la propria personalità traducendo il suo essere in uno stile poliedrico: abiti originali ed eleganti confezionati con pregiate texture tra architetture, sagome strutturate e colori vivaci nella palette cromatica, dal senape al fucsia, accostati al total black in una continua armonia di linee e volumi. «Creative District Made in Ungheria nasce dall’intento di percorrere una nuova strada, rivolta alla promozione e all’internazionalizzazione dei mercati. Nelle precedenti edizioni abbiamo dato ampio spazio alla valorizzazione di creativi italiani, questa volta, invece, grazie alle prestigiose collaborazioni internazionali si è aperta l’opportunità per un evento esclusivo con un focus sui talents delle principali realtà europee e non», spiega Antonio Falanga. In passerella Orovica, manager ed economista che poi è tornata alla passione per il fashion studiando all'università “Mod’Art International Hungary” dove ha conseguito il diploma di laurea nel 2017.

Una collezione pensata per sentirsi a proprio agio e che anche lei indosserebbe. Sulla catwalk, con il make up curato da Raffaele Squillace e l’hair styling di Lello Sebastiani della REA Academy e da Tecna Professional Haircure, sfila il mix materico di Antony Design, marchio nato dall’amore per la moda di un avvocato. Fra diverse nuance, pizzi e savoir faire. La sua collezione “Something old, something new-Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo” è un connubio tra i celebri ricami matyò, Patrimonio culturale dell’Unesco, e un stile contemporaneo dai toni sgargianti. Il ricamo nasce dalla leggenda di una ragazza che decorò il grembiule con fiori rossi per recuperare il suo amore catturato dal diavolo, iconografia ripresa sui tessuti. L’originale pántlika, il popolare nastro, è evidenziato nell’intera linea mantenendo il fil rouge con le usanze tessili di un tempo. «Un risultato importante, non un traguardo ma una nuova tappa. La trasformazione del mondo del mercato ha determinato la scelta di fare scouting non solo in Italia ma anche all’estero. Grazie alla propensione istituzionale del sistema moda ungherese abbiamo selezionato e invitato i quattro brand nel calendario di Altaroma», sottolinea Grazia Marino.
 
 
 
 
 

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