Omicidio Polizzi, la Cassazione accelera: processo il 19 marzo. «Menenti non deve scappare»

Omicidio Polizzi, la Cassazione accelera: processo il 19 marzo. «Menenti non deve scappare»
di Egle Priolo
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Giovedì 23 Gennaio 2020, 19:15
PERUGIA - La Corte di cassazione ha fretta. Ma comunque Riccardo Menenti aspetterà da uomo libero per almeno altri due mesi il processo per rivedere la sua condanna all'ergastolo per l'omicidio di Alessandro Polizzi. Dopo la svista della cancelleria della Corte d'assise d'appello di Firenze che ha ritardato la trasmissione degli atti alla Suprema corte, dando così la possibilità (figlia comunque di una precisa e legittima strategia dei suoi legali) a Riccardo di passare a casa un periodo di vacanza dal carcere di Terni, infatti certamente le udienze per valutare i termini della sua condanna e il ricorso del figlio Valerio sono state fissate velocemente.

Riccardo Menenti conoscera il proprio destino il prossimo 19 marzo. Il presidente titolare della quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha fissato il processo per quella data. «Finalmente una risposta». Così Nadia
Trappolini, legale della famiglia di Alessandro Polizzi, commenta a caldo la fissazione dell'udienza pubblica in Cassazione. «Certo due mesi sono lunghi... Menenti in questo lasso di tempo sarà in libertà», ricorda all'Adnkronos l'avvocato che non nasconde il timore che l'omicida «possa sottrarsi prima al processo, poi all'esecuzione della condanna, qualora venisse confermata come noi auspichiamo. Per quello che sappiamo a Riccardo Menenti non è stata applicata alcun tipo di restrizione dopo la scarcerazione: nessun obbligo di dimora, di firma, nemmeno il divieto di avvicinamento alle vittime. Non essendo stato sottoposto al divieto di espatrio, Menenti potrebbe lasciare l'Italia da un momento all'altro. Un rischio che è una vera preoccupazione per i familiari di Alessandro. Due mesi sono un lasso di tempo lungo».

«Sono contenta che la Cassazione abbia fissato l'udienza. Auspico che in questi due mesi vengano intraprese
misure per non far fuggire l'assassino di mio figlio» dice all'Adnkronos Daniela Ricci, la mamma di Alessandro.  La protesta di qualche giorno fa è servita. Se non avessimo fatto rumore i giudici non avrebbero agito così presto». 

Dopo l'interessamento del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e l'invio degli ispettori per capire le responsabilità di questa falla nel sistema, anche i legali dei Menenti avevano la certezza che  i tempi si sarebbero accorciati. Con il fascicolo sulla morte di Alessandro e il ferimento della fidanzata Julia Tosti, avvenuti nella notte tra il 25 e il 26 marzo 2013 in via Ettore Ricci, passato di fatto sopra i procedimenti già fissati.

E Riccardo come sta passando queste improvvise ferie? A casa con la moglie Tiziana. Ad aspettare. Una vita normale, qualche puntata fuori città per incontrare i suoi legali, Francesco Mattiangeli e Giuseppe Tiraboschi, mentre attende che la Cassazione si pronunci sul suo futuro.

E Valerio? Condannato a 16 anni e mezzo, è uscito anche lui dal carcere a maggio scorso, sempre per la scadenza dei termini di custodia cautelare. È tornato a casa e ha ripreso la sua attività di tatuatore, necessaria al suo sostentamento mentre si aspetta anche per lui il pronunciamento della Corte di cassazione. Un'uscita meno rumorosa, la sua, dovuta certamente a una posizione (l'accusa lo vuole come mandante della violenza del padre) più controversa e a lungo dibattuta. Il giovane, infatti, continua a sostenere la sua innocenza ed è «fiducioso che sia tutto ancora da decidere», come ricorda il suo avvocato Manuela Lupo. Soprattutto dopo che la Cassazione ha annullato con rinvio a Firenze la sentenza di appello, annullamento sulle cui basi la difesa ha preparato l'ultimo ricorso.

Una battaglia a cui si stanno preparando anche Julia e la famiglia Polizzi, assistiti dai legali Donatella Donati, Luca Maori e Nadia Trappolini, pronti a combattere con la consueta dignità perché un ragazzo ucciso a 23 anni da un colpo di pistola, con un piede di porco che ha infierito sul suo corpo quasi venti volte, abbia giustizia. Che ogni tanto, con la legge, c'entra davvero poco.
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