Ex Ilva, tre esplosioni nella notte nell'acciaieria 2 di ArcelorMittal a Taranto: squarci alle tubazioni

Ex Ilva, tre esplosioni nella notte nell'acciaieria 2 di ArcelorMittal: squarci alle tubazioni
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Mercoledì 22 Gennaio 2020, 11:43 - Ultimo aggiornamento: 16:12

Tre esplosioni nello stabilimento siderurgico ArcelorMittal di Taranto. Non si registrano feriti, ma le deflagrazioni hanno provocato diversi squarci alle tubazioni della condotta di aspirazione del recupero gas. Lo si apprende da fonti sindacali, che ricordano come l'incidente sia avvenuto alla vigilia della fermata dell'Acciaieria 1 e del conseguente aumento della produzione per l'Acciaieria 2, che necessita di manutenzione. Le esplosioni sono avvenute la notte scorsa nell'impianto Idf a servizio del Convertitore 1 di Acciaieria 2.

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Per la fermata dell'Acciaieria 1 l'azienda ha già annunciato una riduzione di personale da 477 a 227 unità, che determinerà la collocazione di 250 lavoratori in Cassa integrazione ordinaria (Cigo). I coordinatori di fabbrica Fiom e Uilm, Francesco Brigati e Gennaro Oliva, precisano in una nota che «le deflagrazioni si sono verificate nei pressi del pulpito stiring, laddove c'è transito di personale per le normali attività di affinazione. L'Acciaieria 2, a conferma di quanto sostenuto da Fiom e Uilm nei giorni scorsi e verificato nel corso del sopralluogo effettuato ieri, non può sostenere l'aumento produttivo a 3 convertitori e gli ultimi episodi lo testimoniano».

La previsione di fermata dell'Acciaieria 1 è di circa 2 mesi, fino al 31 marzo 2020. Fiom e Uilm chiedono ad ArcelorMittal di «tornare sui suoi passi e sospendere immediatamente la scelta unilaterale di fermare l'Acciaieria 1 in quanto, i continui rinvii e ritardi su manutenzione ordinaria e straordinaria determinano, in caso di aumento produttivo, situazioni di pericolosità sia dal punto di vista della sicurezza che dell'ambiente». Nei giorni scorsi la multinazionale franco-indiana ha riferito alle organizzazioni sindacali che i nuovi assetti produttivi sono dovuti a «uno scarso approvvigionamento di materie prime e all'attuale capacità produttiva legata alle commesse».

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