Figlio conteso, il padre non apre la porta ai carabinieri: il ragazzino resta con lui

Figlio conteso, il padre non apre la porta ai carabinieri: il ragazzino resta con lui
di Rosalba Emiliozzi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 22 Gennaio 2020, 09:08 - Ultimo aggiornamento: 09:12

Terzo tentativo di prelevare il ragazzino di 14 anni e portarlo via dalla sua abitazione. Due assistenti sociali e due carabinieri ieri, poco prima delle 16, si sono presentati nella casa di Tortoreto di G.D. , 53 anni, e del figlio 14enne. Quando il campanello ha suonato è stato il gelo nella palazzina bianca dove la famiglia vive al pian terreno. I carabinieri e le assistenti sociali hanno chiesto di entrare per eseguire il provvedimento del Tribunale dei minori dell’Aquila che dispone l’allontanamento del quattordicenne dal padre e il collocamento dalla madre, che però vive nelle Marche e sta a cento chilometri dalla scuola del ragazzino.

La moglie se ne va di casa per 48 ore, il giudice: «Il divorzio deve pagarlo lei»

Il padre, un capo reparto in mobilità, ha spiegato da dietro la porta che il figlio era a letto con la bronchite e che era anche impaurito da tanto trambusto. «Non vi posso fare entrare», ha tagliato corto. Poi l’immediato intervento del suo avvocato, Romina Cristina D’Agostini che ha provveduto a inviare il certificato medico e spiega: «Non capiamo perché tanto accanimento, il ragazzino ha 14 anni ed è in grado di riferire con chi desidera vivere, ha scritto una lettera di suo pugno al giudice nella quale spiega di stare bene con il papà e di voler essere ascoltato, ma nessun magistrato finora lo ha preso in considerazione».

Per il padre del ragazzino è stato l’ennesimo giorno tra sofferenza e angoscia. Trascorrere qualche ora a casa con questo papà coraggioso e suo figlio, molto dotato a scuola e ben educato, dà il senso vero della dimensione di famiglia. Hanno una casa accogliente, essenziale con una grande dispensa per le provviste e un balcone assolato dove il papà ha costruito un’altalena per Marco e dove vivono due gatti: una si chiama “Vecchietta” perché ha 9 anni e sta sempre raggomitolata in una cuccia di cartone, l’altro ha il nome provvisorio di “Piccolo” perché è davvero piccolo ed è appena arrivato. Papà e figlio sono molto uniti. Insieme coltivano funghi e li fanno sott’olio. Sempre insieme hanno l’hobby di creare piccoli oggetti. Marco è specializzato nella realizzazione di oggetti con perline a termofusione, “sono spade e oggetti del gioco minecraft” dice il ragazzino. Dove vuoi stare Marco? «Voglio stare qui, a Tortoreto, con mio padre, mi piace anche la scuola a Giulianova e da grande farò Giurisprudenza e mi servirà». Marco ha la media del 7 e a «scuola - dice il padre - ha solo relazioni positive, andare ai suoi colloqui mi ha riempito di orgoglio».

Perché allora si devono separare? G.D. è stato ritenuto dal giudice minorile non più in grado di occuparsi del figlio, nonostante non vi siano maltrattamenti o stato di abbandono. Ha saltato qualche appuntamento dagli assistenti sociali e la mediazione per avere un diverso rapporto con la ex. «E perché sarei dovuto andare? - si domanda - Dopo una mia denuncia è stata anche condannata per abuso di mezzi di correzione.

Però sono io quello che non va bene. Questo non lo accetterò mai». Diversi parlamentari in Italia si stanno interessando alla sua vicenda per presentare un’interrogazione parlamentare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA