Prescrizione, pronto il ddl sul nuovo processo penale. Italia Viva: noi tenuti fuori

Prescrizione, pronto il ddl sul nuovo processo penale. Italia Viva: noi tenuti fuori
di Emilio Pucci
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Martedì 21 Gennaio 2020, 08:49

ROMA Una decina di pentastellati, una trentina e più nel Pd e poi ci sono i voti dei renziani: il centrodestra sta cercando la strada per piazzare delle trappole durante la discussione sulla proposta di legge Costa che comincerà il suo iter alla Camera il 27 gennaio, e fa il conto di quanti garantisti potrebbero affossare la riforma Bonafede sulla prescrizione. Ma serviranno dei voti segreti e inserirsi nelle maglie della maggioranza non sarà facile. L'allarme però tra i rosso-gialli è scattato.

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Conte è consapevole dei rischi, dopo lo strappo che si è consumato la scorsa settimana in Commissione Giustizia alla Camera sull'emendamento soppressivo della norma presentata dall'esponente azzurro, con Italia Viva che ha votato insieme all'opposizione. Ecco perché ha convocato per oggi un nuovo vertice: «Una riunione che considero, confido sia risolutiva sui vari interventi, in quest'ambito ci sarà una norma sulla prescrizione che va valutata nel contesto generale», ha annunciato. Tuttavia fino a ieri sera i renziani di Italia Viva non avevano ancora ricevuto l'invito a partecipare. Invito arrivato al Pd diversi giorni fa. Intanto nella chat interna il differente trattamento non è passato inosservato. «Abbiamo chiamato la segreteria della Bellanova, che è capo delegazione», replicano però a palazzo Chigi, «nessun giallo». Sta di fatto che Iv ha presentato, secondo quanto si apprende, due emendamenti al dl Milleproroghe per rinviare gli effetti delle norme sulla prescrizione previste dalla riforma Bonafede al primo gennaio 2021.

Conte nei giorni scorsi si era appellato al senso di responsabilità dei renziani, affinché non causino in Aula una nuova frattura. In ogni caso Renzi anche ieri è stato tranchant e ha di fatto chiuso anche all'ipotesi dell'astensione: «Sono altri ha spiegato - che hanno cambiato idea e stanno andando a rimorchio di M5S. Mi dispiace molto perché il Pd una volta era un partito riformista e garantista». Pronta la reazione dei dem: «Da quando i sondaggi sono deludenti, attacca sempre e solo il partito sbagliato: il Pd e non la Lega di Salvini», ha affermato il vicecapogruppo alla Camera, Bordo.

LA TRATTATIVA
E' un muro contro muro destinato a durare, anche se il partito democratico si aspetta oggi segnali concreti dal Guardasigilli Bonafede. «Se c'è un'intesa con il ministro della Giustizia spiegano fonti del Pd allora tanto vale inserire le nuove norme subito in un provvedimento ad hoc». Il riferimento è legato al compromesso trovato con il lodo Conte' che prevede la distinzione tra sentenze di condanna e assoluzione, con lo stop dopo una sentenza di condanna e una prescrizione lunga in caso di assoluzione. Alle 17 il responsabile di via Arenula porterà a palazzo Chigi la bozza finale della riforma del processo penale che a meno di incidenti di percorso dovrebbe andare nel Cdm di giovedì. Le modifiche chieste dal Pd dovrebbero essere inserite in questo testo. Ma i dem chiederanno una corsia preferenziale per le misure correttive alla riforma della prescrizione. Proporranno un emendamento del governo al Milleproroghe, ma M5S non è d'accordo. Anche perché Iv e FI, con degli emendamenti simili al Milleproroghe (probabilmente entrambi saranno dichiarati inammissibili), mirano ancora a stoppare la riforma Bonafede.

In ogni caso l'obiettivo è quello di inserire nero su bianco le soluzioni prospettate prima del voto in Emilia. Ed evitare lo strumento della legge delega che ha tempi troppo lunghi. «Auspichiamo che Conte medi ancora una volta», dicono dal Pd. Del resto due giorni fa Zingaretti era stato cauto: «Senza compromesso che ci soddisfi aveva osservato - andremo avanti con la nostra legge sulla prescrizione».

I CONTROLLI
I dem attendono di capire soprattutto come si tradurrà la parte dell'intesa legata ai controlli sulla durata ragionevole dei processi.

Conte aveva ipotizzato che in caso di sforamento dei tempi scattasse una sorta di codice rosso, ovvero la possibilità di aprire una procedura disciplinare a carico dei magistrati. Nella riforma del processo penale ma i renziani potrebbero non dare l'ok - si prevede l'eventualità di ricorrere maggiormente ai riti alternativi e che per l'appello ci sia un giudice monocratico e non un collegio, si inseriscono controlli più stringenti sui tempi delle indagini preliminari. Sul tavolo pure l'ipotesi di far lavorare i magistrati fino a 72 anni e l'eventualità di depenalizzare alcuni reati.

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