Fmi: crescita Italia modesta, urgono riforme e riduzione debito

Fmi: crescita Italia modesta, urgono riforme e riduzione debito
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Lunedì 20 Gennaio 2020, 15:43 - Ultimo aggiornamento: 19:19
In un contesto di crescita mondiale fiacca, quella dell'Italia è modesta e trarrebbe vantaggio da riforme strutturali e taglio del debito. È quanto evidenziato dal Fondo monetario internazionale. Il vice capo economista del Fmi, Gian Maria Filesi-Ferretti, ricorda che dopo il +0,2% del 2019, il Pil italiano è atteso crescere dello 0,5% nel 2020 e dello 0,7% nel 2021. «L'Italia ha bisogno di una più alta crescita della produttività, il pil pro capite è molto più basso di quanto non fosse prima della crisi».

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All'Italia servono «importanti riforme strutturali per aumentare il potenziale di crescita» e «dovrebbe ridurre il debito», aggiunge il capo economista del Fmi, Gita Gopinath, sottolineando che il Belpaese ha beneficiato dell'allentamento monetario delle banche centrali, che le ha consentito di chiudere il 2019 con un pil in crescita dello 0,2%, superiore quindi allo zero precedentemente stimato dal Fmi. Per l'Italia c'è stata una revisione al rialzo per il 2019 ma i numeri sono bassi, afferma Gopinath. «L'Italia ha beneficiato dell'allentamento monetario che si è verificato a livello mondiale. L'Italia ha comunque ancora bisogno di importanti riforme strutturali per aumentare il suo potenziale di crescita» spiega Gopinath.

«Le condizioni di mercato sono cambiate molto» ma il «sentiment di mercato può cambiare e per questo è importante affrontare le debolezze, quali un calo graduale dell'alto debito pubblico tramite un sostenuto piano di consolidamento di medio termine e assumere misure per aumentare il potenziale di crescita», agendo così sul «numeratore e sul denominatore del rapporto debito-pil», mette in evidenza Filesi-Ferretti. 

L'economia italiana accelera nel 2020. Dopo il +0,2% del 2019, il pil è atteso crescere quest'anno dello 0,5%. Nell'aggiornamento del World Economic Outlook, il Fmi conferma la stima 2020 per l'Italia ma lima al ribasso quella per il 2021 a +0,7%, ovvero 0,1 punti percentuali in meno rispetto alle stime di ottobre.
Nel 2018 l'economia italiana era cresciuta dello 0,8%.


Il Fmi taglia le stime di crescita mondiali per il 2020 e il 2021 confermando l'esistenza di rischi al ribasso, seppur più limitati rispetto alle stime di ottobre. Dopo il +2,9% del 2019, il pil mondiale è previsto crescere del 3,3% quest'anno e del 3,4% il prossimo, rispettivamente 0,1 e 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle precedenti previsioni. La revisione al ribasso del pil mondiale è legata al rallentamento di alcune economie emergenti, soprattutto l'India.

La revisione al ribasso della crescita mondiale riflette le «sorprese negative» di alcune economie emergenti, soprattutto l'India, afferma il Fmi nell'aggiornamento del World Economic Outlook. Fra i rischi al ribasso per l'economia mondiale ci sono le «crescenti tensioni geopolitiche, soprattutto fra Stati Uniti e Iran, che potrebbero creare problemi alle forniture di petrolio. Ma anche l'intensificarsi delle tensioni sociali in vari paesi», aggiunge il Fondo. Da qui l'invito del Fmi a spingere sulla «cooperazione multilaterale» sul fronte commerciale e e sule fronte della tecnologia. La cooperazione è chiave anche per la riduzione delle emissioni di gas serra e per limitare l'aumento delle temperature globali.


Il Fmi lima la crescita europea e americana per il 2020, confermando invece le stime per il 2021. Secondo il Fondo, Eurolandia crescerà quest'anno dell'1,3%, ovvero 0,1 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di ottobre. Per il 2021 la crescita è confermata all'1,4%. Limatura di 0,1 punti anche per il pil americano nel 2020, quando dovrebbe segnare un +2,0%. La crescita è attesa all'1,7% nel 2021, dopo il +2,3% del 2019. 

«Non vogliamo speculare» ma sull'attuale economia dell'area euro shock come i dazi alle auto avrebbero delle «conseguenze»: lo afferma il capo economista del Fmi, Gita Gopinath, rispondendo a chi le chiedeva se eventuali dazi sulle auto europee da parte degli Stati Uniti potessero causare una recessione in Europa. Gopinath osserva quindi come il 2019 è stato un anno difficile per il settore dell'auto a livello mondiale. Il comparto - spiega - «sta attraversando un periodo di trasformazione», con il cambio delle preferenze verso vetture più verdi e il maggiore ricorso allo sharing.
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