Junior Cally, a Sanremo il rapper che nelle sue canzoni insulta le donne

Junior Cally, a Sanremo il rapper che nelle sue canzoni insultava le donne
di Maria Lombardi
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Sabato 18 Gennaio 2020, 20:12 - Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 15:41

«L'ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C'ho rivestito la maschera». Così cantava Junior Cally, il rapper romano che sarà in gara a Sanremo 2020. La rivendicazione di un  femminicidio. E meno male che doveva essere il festival delle donne - nelle intenzioni di Amadeus - dieci «bellissime» accanto al conduttore, di cui una bravissima a stare un passo indietro al suo uomo, Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi. Il festival ancor prima di cominciare fa l'elogio delle “invisibili” e porta sul palco la star dell'hip hop che umilia - nei suoi testi - le donne. Come se non bastasse la gaffe sessista di Amadeus. Replica l'ufficio stampa del rapper: «Cally è contro la violenza sulle donne. Raccontare la realtà attraverso la fiction è la grammatica del rap. Al festival si sono ascoltate frasi anche più esplicite. La musica non c'entra, è una polemica politica».

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 Nel videoclip di “Strega” (brano di Cally del 2017) si vede il cantante mascherato insultare una donna legata mani e piedi a una sedia, con un sacchetto in testa. Lei cerca di liberarsi, lui la offende minaccioso, «si chiama Gioia perché fa la tr....». L'ammazza, come canta, e le strappa la borsa. 





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I testi delle canzoni del rapper con la maschera sono pieni di insulti sessisti e di odio nei confronti delle donne. «Puttana qua non esci viva», e ancora  «queste puttane con le Lelly Kelly», «tutte 'ste tro...possono chiamarmi mostro del Circeo», «stupro mia nonna dentro a un bosco»: in una sola canzone,  #Regola1. E ancora: «State buoni, a queste donne alzo minigonne»; «me la ch.. di brutto mentre legge Nietzche; lo prende con filosofia», da Arkham”. «Scop.... Giusy Ferreri», «lo sai che fot... Greta Menchi», l'influencer, «lo sai voglio fott... con la Canalis». E via di seguito.

Testi sessisti, denuncia sul suo blog il professore dell'università di Firenze Marco Brusati.  Laura Moschini, cofondatrice dell’Osservatorio di genere della Università Roma Tre, su Facebook rilancia e fa sapere che ha inviato una segnalazione alla commissione di Vigilanza Rai, chiedendo di non far partecipare il cantante a Sanremo. «Ritengo che la Rai dovrebbe svolgere un ruolo importantissimo nel contrastare la violenza contro le donne. Ma quanto meno esigo possa evitare di fomentarla dando spazio a questi cantanti». Appello subito condiviso dalle donne del Pd: «Condividiamo totalmente questo giudizio e l’appello che giriamo al Presidente della Rai, all’Ad Salini, alla Commissione parità Rai».

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Il rapper mascherato sarà in gara a Sanremo con “No grazie”, una canzone antisovranista, critica nei confronti di Salvini ma anche di Renzi. Guarda caso, attacca il management di Cally, questo putiferio si è scatenato solo dopo che si è conosciuto il testo della canzone. «La musica non c'entra niente, è una polemica politica».


Cally dice, «non giudicatemi per il mio passato ma per il presente», si riferisce alla sua storia pesante che l'ha portato anche in galera, «ho fatto una bravata e l'ho pagata». Il passato è fatto anche di testi che in tantissimi hanno ascoltato e continuano ad ascoltare, e dopo Sanremo saranno molti ma molti di più.  





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Cento milioni di streaming, oltre 380mila followers su Instagram, Antonio Signore, questo il suo vero nome, ha 28 anni. Come racconta nella sua biografia “Il principe. È meglio essere temuto che amato”, cresce nella periferia romana e, da adolescente, gli viene diagnosticata una presunta leucemia, diagnosi sbagliata con cui convive 4 anni e che lo segna. «Non voglio far pena a nessuno, ma voglio far capire a tutti quelli che mi seguono, che la mia vita non è stata tanto diversa dalla vita condotta dalla maggior parte degli italiani. Io sono uno di voi e continuerò a lottare per cambiare le regole»

In un’intervista ha spiegato perché indossa la maschera. «Non mostrando la faccia, non posso essere attaccato e giudicato, se non per la musica». Appunto.  

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