Ancora oscuri i motivi che hanno portato il militare a compiere il gesto estremo. Non ha lasciato biglietti né altro per spiegare tanta disperazione. I carabinieri del comando provinciale, che si occupano delle indagini, stanno cercando di capire se nell’ultimo periodo stesse vivendo qualche situazione particolare che gli ha creato una forte sofferenza. Stanno ascoltando via via sia le persone a lui più vicine che i colleghi del lavoro. Il maresciallo maggiore era divorziato e non aveva figli ma già da un po’ aveva una nuova compagna. Al Noe di Pescara, invece, prestava servizio da poco più di un anno. Aveva iniziato la sua carriera nell’Arma una ventina di anni fa, a Treviso poi nel 2018 era stato trasferito al Noe di Ancona dove è rimasto per dieci anni.
Stimato e benvoluto da tutti: «Una persona e un collega eccezionale» hanno detto quanti hanno avuto modo di conoscerlo e di condividere il lavoro nei carabinieri in quella regione. Alla fine del 2018 era tornato nella sua Pescara, dove aveva ritrovato i suoi affetti e i suoi amici di un tempo, oltre a nuovi colleghi. Abitava nella zona di San Donato. Un periodo, quindi, positivo che rende ancora più difficile dare una spiegazione al suo gesto. «Perché? – chiede la sua amica Claudia - Non ci possono credere. Una tragedia assurda». E così tutti coloro che lo conoscevano, che lo vedevano ogni giorno. I colleghi in primis, ancora sotto shock.
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