​A lezione di cinema con Favino: «Da Craxi a Buscetta, così ho cercato di capire la loro essenza»

A lezione di cinema con Favino: «Da Craxi e Buscetta, così ho cercato di conoscere la loro essenza»
di Caterina Carpanè
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Venerdì 10 Gennaio 2020, 22:25
Sono giorni intensi questi per Gianni Amelio e Pierfrancesco Favino, oggi impegnati in una lezione di cinema all’Anteo Spazio Cinema di Milano, a partire dalla proiezione del film “Hammamet”, uscito ieri nelle sale. Cosa può insegnare questo film sul nostro Paese? Può aiutare a capire qualcosa in più sull’Italia? «Io spero che serva anche a questo, però non nasce solo per questo, - spiega il regista. - Se io preparassi qualcosa a tavolino, sarei arido e non voglio essere arido, né alzare la voce come se fossi su un piedistallo per fare un comizio. Io credo molto nelle emozioni: allora anche quando un film parla di politica, soprattutto quando parla di politica, deve dare emozioni profonde, deve coinvolgere pure lo spettatore meno interessato a questo argomento».

«Insegnare non so, penso che possa proporre una cosa che il cinema può fare e che a volte deve fare, cioè prendere storie di personaggi reali e importanti e cogliere l’aspetto archetipico di quello che queste vicende possono avere per le vite di tutti», afferma Favino, che aggiunge: «Io non avevo una visione del Craxi uomo: non si può avere una visione di una persona se non si ha la possibilità di entrare così direttamente nella sua vita. Un conto è cosa pensi di una persona, un conto è essere chiamato a interpretarla, quindi la qualità delle domande che ti fai è decisamente diversa. Poter investigare, indagare più di quanto faresti è una grande opportunità del mio mestiere».

Prima di «Hammamet», Favino ha interpretato il pentito di mafia Tommaso Buscetta de «Il Traditore», due ruoli giunti contigui nel pieno della maturità artistica dell’attore: una scelta voluta? «Questi personaggi mi sono stati proposti da due grandissimi registi, Marco Bellocchio e Gianni Amelio, per cui questo ti incuriosisce e ti fa venire voglia di poterlo fare, - fa sapere Favino. - Credo che sia abbastanza casuale che queste cose vengano una accanto all’altra, ma non credo sia casuale che arrivino in un momento della mia storia, della mia vita in cui posso avere gli strumenti per poter esprimere al mio meglio le capacità di recitazione».

Capacità che Favino sta dimostrando in tutti i campi della recitazione, dal teatro al cinema, fino alla più popolare televisione, unendo, come un ponte, settori molto diversi: «Penso che un attore sia un ponte, ma non tra i vari generi, ma tra ciò che facciamo e il pubblico, quel pubblico che gode di ciò che facciamo. Quello è il ponte che mi piace riuscire a far attraversare», confessa Pierfrancesco, diventato ancor più celebre dopo le partecipazioni alle ultime edizioni del Festival di Sanremo.

Lo rivedremo sul palco dell’Ariston? Cosa ci attende fra qualche settimana? « Non so quello che ci dobbiamo aspettare, bisognerebbe chiederlo alle persone che lo stanno facendo a cui comunque io faccio un grande in bocca al lupo perché ho grande affetto nei confronti dell’esperienza che ho vissuto.
Non so se ci capiterò, ancora non ne ho idea. Fa parte però di Sanremo anche questo: che le cose accadano improvvisamente all’ultimo minuto», conclude sorridendo.
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