Trump all'Iran: ora un nuovo accordo sul nucleare o via a sanzioni

Trump all'Iran: ora un nuovo accordo sul nucleare o via a sanzioni
di Flavio Pompetti
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Giovedì 9 Gennaio 2020, 09:06
NEW YORK La ritorsione dell'Iran contro l'assassinio del generale Soleimani è arrivata puntuale martedì notte, al termine dei tre giorni di lutto nazionale per la morte del capo militare. Era da poco passata la mezzanotte in Italia quando una ventina di missili Fateh 110 sono stati lanciati in direzione di due basi militari in territorio iracheno. La prima si trova nelle prossimità di Erbil, nella zona controllata dai curdi; l'altra a nord ovest di Baghdad nella località di Al-Asad, una roccaforte aero-militare sunnita che ospita un numero rilevante di soldati statunitensi. Il potenziale di fuoco era enorme, e l'accuratezza dei missili, testati a sufficienza nella guerra siriana, è ben documentata. Se il bilancio delle vittime a fine della missione è pari a zero, è perché l'Iran ha voluto mostrare moderazione, e ha preso di mira magazzini della foresteria e depositi di materiale delle due basi, piuttosto che le baracche che ospitano i militari. Ieri sera tre razzi su Baghdad sono caduti vicino all'ambasciata americana. Nessun danno.
 

GLI ALLOGGI EVACUATI
Ad Al-Sad in realtà gli alloggi dei marines sono stati colpiti, ma erano stati evacuati in tempo. L'imminenza dell'attacco era stata comunicata da Teheran al governo iracheno con due ore di anticipo, abbastanza da mettere in sicurezza i soldati. Gli iraniani hanno comunicato anche con Washington, tramite un canale diplomatico aperto dalla Svizzera. L'ayatollah Khamanei ha definito la missione «uno schiaffo in faccia agli Usa», al posto della morte che era stata invocata sulle piazze delle città principali del paese nel corso di tre giorni di lutto e di assembramenti oceanici. Il leader religioso ha assicurato che questo è solo l'inizio di una campagna che si concluderà con la cacciata di tutti i soldati Usa dalla regione mediorientale. Ma la cautela del regime è stata confermata dal presidente Rohani, altrettanto solerte nel dichiarare la missione «compiuta e conclusa», e a segnalare la volontà di una immediata de-escalation della tensione con Washington.

RIVINCITA DI FACCIATA
Teheran ha scelto una rivincita di facciata, ma non sembra avere nessuna intenzione di spingere il confronto sull'orlo della guerra. Gli Usa celebrano questo passaggio come una vittoria. Donald Trump circondato dai capi di Stato maggiore riuniti delle Forze armate ha sottolineato che l'Iran «sembra indietreggiare» rispetto alle minacce. «Teheran non avrà mai la bomba atomica» ha esordito il presidente degli Stati Uniti, come a voler chiarire i veri confini del dibattito. Il presidente ha lodato i sistemi di rilevamento antimissile che hanno permesso di seguire la traiettoria e identificare in anticipo i bersagli presi di mira dall'artiglieria iraniana. Ha annunciato l'arrivo di nuove, più rigorose sanzioni economiche contro l'Iran, fino a quando il paese non avrà smesso di puntare alla destabilizzazione nel Medio Oriente, e fino a quando non accetterà di tornare al tavolo del negoziato sul nucleare. Per Trump i missili caduti martedì notte in Iraq sono stati pagati dalla generosa riapertura degli scambi commerciali concessa da Barack Obama in seguito all'accordo di Vienna del 2015. Trump ha rinnegato la partecipazione degli Usa a quell'intesa, e ora offre di negoziare nuovi termini, che «permettano all'economia dell'Iran di tornare a prosperare».

IL POPOLO SCIITA
Pace fatta, dopo tanta tensione degli ultimi giorni? È troppo presto per dirlo: la rabbia degli sciiti umiliati dal raid che ha ucciso Soleimani si estende ad una regione molto vasta fuori dall'Iran, e il grido di vendetta urlato dalle piazze del Medio Oriente negli ultimi giorni potrebbe non essere ancora assopito.
 
 
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