Figli sottratti per un disegno, i genitori: «Un incubo, non vediamo l'ora di riabbracciarli»

Figli sottratti per un disegno, i genitori: «Un incubo, non vediamo l'ora di riabbracciarli»
di Marina Mingarelli
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Mercoledì 8 Gennaio 2020, 16:49 - Ultimo aggiornamento: 21:31

«Ho visto piombare le assistenti sociali dentro casa insieme agli agenti di polizia. E senza darmi alcuna spiegazione mi hanno portato via Stella, la secondogenita di cinque anni. Ovviamente la bimba, che non conosceva quelle persone, si è messa a piangere. Giorgia, la più grande di sette anni, è stata invece prelevata mentre era a scuola. Marco, l'ultimo arrivato, aveva soltanto sette giorni quando è stato portato via da me e portato in una casa di accoglienza gestita dalle suore nella capitale».

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A parlare, con le lacrime agli occhi, è Marta, 31 anni, la mamma di Ceccano che, insieme al marito Davide ( i nomi sono di fantasia per tutelarne l'anonimato) si sono visti strappare i loro tre figlioletti da un giorno all'altro.
Un dramma iniziato nel maggio scorso quando Giorgia, la loro bambina di sette anni affetta da un lieve ritardo mentale, aveva disegnato la madre con un mattarello in mano. Un disegno che aveva insospettito la maestra la quale aveva attivato i servizi sociali. Nel giro di pochissimo tempo il Tribunale dei Minori di Roma aveva disposto l'allontanamento dei bambini da quella casa e sospesa la responsabilità genitoriale della coppia. I genitori, Davide e Marta, si sono ritrovati all'improvviso da soli, additati dalla gente come i genitori ai quali avevano tolto i figli perché li maltrattavano.



«Niente di più falso - ha invece dichiarato la giovane mamma -. Quel disegno è stato mal interpretato. L'insegnante avrebbe dovuto, prima di mettere in moto i servizi sociali, chiedere un colloquio con me o con mio marito. Se soltanto ci avesse parlato, avrebbe capito che il lavoretto di nostra figlia, a cui la maestra ha dato un bel dieci e lode, non aveva niente a che vedere con i maltrattamenti. Adesso che le bambine si trovano in una casa famiglia a Rieti, non fanno altro che ripetere che vogliono tornare a casa. Ogni volta che io e mio marito andiamo via da lì, è un vero strazio. Giorgia, soprattutto, non riesce a capire perché non può più stare con noi e soprattutto perchè non può più dormire nella sua cameretta. Quando provo a spiegarle che non è colpa nostra, ma di qualcuno che avrebbe detto che non siamo dei buoni genitori, lei si rabbuia e si richiude in sé stessa...»

Davide, il papà di 30 anni, che mantiene la famiglia lavorando come corriere, ha gli occhi di chi di lacrime ne ha versate veramente tante. «Mi hanno tolto tutto - ha continuato a ripetere - mi hanno tolto persino la gioia di tenere in braccio l'ultimo arrivato. Marco, che adesso ha otto mesi, non ha mai sentito il calore di una famiglia. Da quando aveva sette giorni vive in un istituto religioso. Le suore sono molto fiscali e non ci permettono, né a me e né a mia moglie, di cambiarlo, di dargli da mangiare. Gesti importanti perché i neonati avvertono, in quei comportamenti, l'amore che tu hai per loro».


Marta e Davide però, nonostante l'esperienza terrificante che stanno vivendo, non si sono mai arresi e continuano la loro lotta per riportare i loro figlioletti a casa. Intanto il primo scoglio è stato superato. Il pubblico ministero del tribunale di Frosinone a conclusione delle indagini ha archiviato il caso (relativo ai presunti maltrattamenti di cui parlavano gli assistenti sociali).  

«Adesso - ha dichiarato il loro legale difensore Tony Ceccarelli - bisognerà attendere che il tribunale dei Minori fissi la data per il rientro nella loro abitazione dei bambini. Considerati i tempi tecnici, i bambini non verranno riportati in famiglia prima di un mese e mezzo».

«Quando i bambini torneranno a casa - ha continuato papà Davide - voglio fare una grande festa con i nonni, gli zii e tutte le persone che in questi mesi si sono schierate al nostro fianco per difenderci e sostenerci. Ma soprattutto voglio cercare di recuperare il tempo perduto con i miei figli. Ma non perdono ai servizi sociali, in attesa che venisse chiarita tutta la situazione, la possibilità che avevano di poter segnalare l'affidamento dei bambini ai nonni».

Per il momento i due genitori continuano a recarsi due volte a settimana a Rieti per andare a trovare le due sorelline e due volte nell'istituto religioso di Roma dove si trova ospite il piccolo Marco.

«Non vedo l'ora - ha concluso Marta - di riportare a casa i miei figli.

Quel giorno sarà il più bello della mia vita».

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