Ilva, il governo chiama le banche per avviare il salvataggio di Stato

Ilva, il governo chiama le banche per avviare il salvataggio di Stato
di Rosario Dimito
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Martedì 7 Gennaio 2020, 00:35 - Ultimo aggiornamento: 13:56

Governo, amministrazione straordinaria e ArcelorMittal riprendono le trattative per costruire il nuovo piano sull’Ilva: a breve al tavolo dell’operazione di sistema mista, pubblico-privata, impostata prima di Natale, il governo dovrebbe convocare i banchieri di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Cdp e il Tesoro in qualità di creditori in prededuzione (cioè con rimborso prioritario) chiamati a dover trasformare parte dei loro crediti in capitale della Newco.

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Questa la novità saliente emersa nel pomeriggio di venerdì scorso, durante la videoconference tra i consulenti per tracciare la road map futura. A giorni, il ministero dell’Economia, che verrà coinvolto nella Newco, dovrebbe indicare come suo consulente il professionista romano Enrico Laghi, commissario del gruppo dell’acciaio da gennaio 2015 ad aprile 2019 ed ex commissario di Alitalia. Dai primi di dicembre il Mise si avvale di Francesco Caio come consulente per gli aspetti industriali del progetto. Il compito di Laghi, invece, sarà di gestire il negoziato con i creditori della “prededuzione”, cioè quella fascia di crediti che per legge deve essere rimborsata con priorità rispetto agli altri crediti. Sarà il governo direttamente entro la fine di questa settimana, che dovrebbe dare un’indicazione in questo senso. Secondo la Centrale rischi di Bankitalia, l’amministrazione straordinaria è abbondantemente fuori fido: su linee accordate per 578 milioni, ha utilizzato 1,723 miliardi. I crediti in “prededuzione” sfiorano 1,2 miliardi, parte dei quali hanno lo scudo della garanzia dello Stato. La fetta più alta del totale (circa 900 milioni) fa capo a Intesa Sp, Cdp ha 330 milioni concessi a giugno 2015, ma dalla discussione potrebbe sfilarsi Unicredit che cinque anni fa si rifiutò di partecipare all’operazione da 400 milioni.

Alla riunione dei giorni scorsi hanno preso parte Lucia Morselli, ad di Am InvestCo, i consulenti di Arcelor (Giuseppe Scassellati, Roberto Bonsignore studio Cleary Gottlieb; Franco Gianni con la sua collaboratrice Gabriella Covino studio Gop) e quelli della procedura straordinaria (Giuseppe Lombardi, Giampiero Succi, Lazare Vittone studio Bep). 

Sul tavolo tutte le iniziative che dovranno dare esecuzione allo Heads of agreement, cioè i punti chiave della tregua sancita davanti al tribunale di Milano il 21 dicembre nel procedimento ex art 700 promosso contro il recesso di Arcelor. I giudici hanno dato tempo fino al 31 gennaio per confezionare il nuovo piano: in Am InvestCo, ArcelorMittal dovrà avere il 60%, stato e banche circa il 40%. Lo Stato dovrebbe schierare Invitalia, l’Agenzia per lo sviluppo d’impresa che, a differenza di Cdp, può entrare anche in aziende non in equilibrio. 
Nella Newco l’apporto di Arcelor per acquisire gli asset dovrebbe attestarsi su 1,2 miliardi. I numeri non sono stati dati nel vertice di venerdì scorso e naturalmente cambieranno se il Riesame oggi dovesse confermare lo spegnimento di Afo2. La somma servirà per rimborsare i creditori in “prededuzione” chiamati però, a convertire in equity quasi tutto: banche fredde.
 

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