MilleRuote
di Giorgio Ursicino

La verità di Carlos Ghosn: mercoledì attesa conferenza stampa a Beirut

Carlo Ghosn, ex numero uno di Nissan e Renault
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Domenica 5 Gennaio 2020, 11:46 - Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 12:58
BEIRUT - L’appuntamento e fissato per mercoledì 8 quando, nelle fascinosa Beirut, l’imperatore di tre continenti darà il suo punto di vista su una delle vicende più intricate degli ultimi anni. Ed è certo che ci sarà da divertirsi. Una storia di accuse di frode, abuso di potere, evasione fiscale e svariati altri reati, ma che va al di la del comportamento di un semplice uomo seppur potentissimo e si tira dietro gli interessi non solo economici di due grandi Gruppi e dei loro rispettivi paesi qualsiasi sia stato il comportamento morale di mister Ghosn e le sue implicazioni giudiziarie. Quando scoppia una bomba del genere che trascina in un lampo uno dei personaggi più in vista del globo trasformandolo in un truffatore, è scontato che ci siano le reazioni dei poteri forti che si portano dietro gli interessi delle cancellerie scatenando anche le ombre lunghe dell’intelligence

Una storia che è durata più di un anno e sicuramente non è molto piaciuta in Francia dato che uno dei suoi cittadini più famosi è stato trattato dal Giappone come un malvivente e arrestato mentre atterrava nella Capitale. Anche il Brasile e, soprattutto, il Libano hanno storto il naso quando è stato infangato uno dei loro più noti e autorevoli concittadini. Per questo forse non sapremo mai come sono andate le cose a fine anno 2019, chi ha appoggiato la fuga di Carlos Ghons e chi ha fatto finta di non vedere in Giappone perché sembra strano che Tokyo si sia lasciato sfuggire un personaggio tanto rilevante. Ieri il protagonista ci ha quasi scherzato su: «I miei familiari non centrano, ho organizzato la fuga da solo...».

Forse l’atteso processo senza l’imputato non si celebrerà più; è da vedere se Ghosn si accontenterà della ritrovata libertà o se lontano dalle carceri nipponiche non voglia difendersi attaccando perché lui conosce tutti i punti deboli di un gigante che prima ha salvato come un messia e poi l’ha trasformata in una delle aziende più redditizie e globali. Carlos ha voluto bene alla Nissan, l’ha amata. E si può immaginare quanta bile abbia accumulato per come si è concluso l’idillio. Laureato in Francia fu assunto alla Michelin dove ricoprì man mano le cariche più importanti, soprattutto in Nord America. Chiamato dalla Renault di Louis Schweitzer fu spedito nel 1999 in Giappone a guidare la fallimentare Nissan di cui la casa francese aveva appena rilevato il 44%.

Dopo pochi mesi, in occasione del salone di Tokyo, Ghosn tiene una conferenza in giapponese illustrando il suo piano di lacrime e sangue in un paese non abituato ai tagli e alle ristrutturazioni. Sembrava l’inizio della fine anche perché la Daimler guidata dal potente Jürgen Schrempp aveva rinunciato all’acquisto giudicando la Nissan senza futuro (comprò una quota della Mitsubishi). Invece il miracolo, Ghosn non sbaglia una mossa. Prima chiude alcune fabbriche poi le riapre e in pochi anni raddoppia produzione e vendite. La Nissan di Ghosn diventa un’azienda modello, la più internazionale, perfettamente spalmata in tutto il globo: forte in patria, ma con posizioni di rilievo in Nord America, Cina e Europa. Ghosn è un leader assoluto, tutto quello che tocca diventa oro e i suoi uomini lo venerano. Diventa un capo assoluto e può anche darsi che non abbia rispettato qualche procedura.

Dietro c’è la mancata fusione delle due aziende che Ghosn aveva preferito tenere unite con un’Alleanza, un governance difficile da esercitare senza la sua carismatica presenza. Nel rinnovare l’ennesimo contratto di ceo pare che il governo francese gli avesse imposto di lavorare sulla fusione, ma mentre Carlos ha tentato di accelerare sono scattate le manette. E ora i rapporti fra le due società sono i più tesi dell’ultimo ventennio. In attesa della conferenza di mercoledì, ieri le ultime novità sulla fuga. L’Interpol ha emesso un mandato di arresto internazionale che ha inviato già in Libano come ha confermato il ministro della giustizia di Beirut Albert Serhane. Sembra che nei prossimi giorni il manager sarà ascoltato dalla magistratura libanese. Fra Libano e il Giappone non ci sono accordi di collaborazione a livello giudiziario.

Cosa di cui si sarà informato bene Carlos prima di concretizzare la rocambolesca “evasione”. Da Parigi il Segretario di Stato all’Economia Pannier-Runacher ha ricordato che Ghosn non corre rischi nemmeno in Francia: «Se arriverà da noi non lo estraderemo, la Francia non estrada mai i propri cittadini». Mentre circolano voci che Ghosn potrebbe addirittura diventare primo ministro del Paese dei Cedri, dalla Turchia giungono notizie del fermo di sette persone legate alla fuga di Ghosn, fra cui i 4 piloti. In Giappone, infine, è state perquisita a fondo l’abitazione che ha ospitato il manager nell’ultimo periodo. 
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